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GazzSport - Coulibaly: "Da Catanzaro a Bolzano, il mio viaggio in Italia sognando il Milan"

GazzSport - Coulibaly: "Da Catanzaro a Bolzano, il mio viaggio in Italia sognando il Milan"TuttoB.com
© foto di TuttoSalernitana.com
Oggi alle 15:00Sudtirol
Angelo Zarra

Mamadou Coulibaly ha dribblato il destino alla ricerca di un futuro migliore: “In Senegal giocavo a calcio ovunque. Tra le strade sabbiose di Thiès, la mia città. Sfidavo gli amici, prima e dopo la scuola. Per tutti avevo talento, così a 16 anni ho scelto di partire. Volevo cambiare la vita della mia famiglia”. L’attuale centrocampista del Sudtirol ci è riuscito ricordando le parole di suo padre: “È la mente che gestisce la fatica”. Due mesi estenuanti di viaggio tra il deserto e il mare, oltre 11mila chilometri più a nord, l’Italia è diventata la sua seconda casa: “Ho esordito in A con il Pescara di Zeman. Quando ero alla Salernitana ho sfidato il Milan, da sempre la mia squadra del cuore. Ma ho ancora tanti sogni da realizzare”. In estate si è trasferito da Catanzaro a Bolzano, in Alto Adige ha ritrovato mister Castori con cui aveva condiviso l’esperienza in granata: “Ci chiede di andare forte, senza abbassare il ritmo. E di non porci mai limiti”.

La sua storia lo insegna. 

“Con il pallone mi divertivo, mio padre non voleva che diventassi un calciatore. Aveva paura che potessi farmi male. Sono cresciuto a Thiès, 70 chilometri a est di Dakar: le strade e i campi sono tutti sabbiosi. Quando cadi rischi di infortunarti. A me non interessava, la passione era più forte”. 

Qual è il ricordo più bello della sua infanzia in Senegal? 

“Le partite a ogni ora, non ci importava se fosse mattina oppure notte. Una volta Mazur, il mio migliore amico, si presentò a scuola calcio in camicia e jeans perché non aveva altro. Neppure le scarpette. Indossava un paio di calzature di tela. Gli prestai le mie Puma, io presi le sue e cominciai a tirare in porta. Lui era l’unico a sapere che avrei lasciato casa”. 

È riuscito a mantenere il segreto? 

“Ha continuato a chiamarmi per i successivi due mesi, così come i miei genitori. Io però avevo spento il telefono. Non volevo che si preoccupassero”. 

Il Sahara attraversato in bus fino al Marocco, le notti al molo di Ksar es Seghir: estremo nord del Paese. Poi la traversata in mare verso l’Europa, destinazione Tarifa, in Spagna. C’è stato un momento in cui ha avuto paura di non farcela? 

“Ripensare a quel viaggio mi fa stare male, preferisco non parlarne. Pescara è il primo bel ricordo dopo il Senegal. La città mi ha accolto subito, sono abruzzese d’adozione, ci torno spesso”. 

Zeman è stato il primo a credere in lei. 

“Con lui ho esordito in Serie A, mi ha mandato in campo negli ultimi venti minuti contro l’Atalanta di Gasperini. Avevo 17 anni. Ricordo che durante gli allenamenti camminava e ci parlava con voce roca, dovevamo stargli dietro per capire cosa stesse dicendo. E poi quei gradoni…”.

La fatica si faceva sentire. 

“In ritiro, ogni giorno, ci faceva correre 1000 metri per dieci volte con i giubbotti zavorrati. Io andavo forte, dopo un allenamento mi chiese sorpreso: ‘Tu non fai fatica?’. Ero stanco, ma restavo concentrato. La mente fa sempre la differenza, l’ho imparato da mio padre”. 

Quest’attitudine l’ha aiutata a cambiare vita. 

“A Pescara ho acquistato la mia prima auto. È stato un sogno, non ci credevo. Fino a un anno prima era impensabile che potessi riuscirci”. 

In Serie A ha vestito pure le maglie di Udinese e Salernitana. 

“In granata ho realizzato la mia prima rete contro il Bologna al Dall’Ara. Poi un’altra in casa contro il Verona. Sentire l’Arechi gridare il mio nome è stato incredibile. Purtroppo un infortunio ha condizionato in negativo tutta quella stagione”. 

Dopo Ternana, Palermo e Catanzaro è arrivato al Sudtirol. 

“Mi sono subito ambientato. Ho già segnato un gol e servito un assist, devo fare bene per aiutare la squadra. Vogliamo raggiungere la salvezza prima possibile”. 

Cosa le manca di più della sua Thiès? 

“Giocare in strada con gli amici, bere il tè fino a tarda notte. Come quando eravamo bambini”. 

Ha un desiderio ancora da avverare? 

“Tornare in Serie A. Magari un giorno avere pure una chance in Premier. In Senegal guardavo sempre il Manchester United in tv. I sogni non hanno confini”.