
Caos Sampdoria, i rischi di Manfredi: prestiti da pagare e budget ridotto al minimo
La Sampdoria ha appena centrato una salvezza miracolosa nel playout, ma i tifosi restano in ansia. Da due anni, infatti, la situazione è sempre la stessa: un club in equilibrio precario, salvato in extremis dal presidente Manfredi e dai suoi investitori, ma sempre accompagnato da un ingombrante compagno di viaggio: il rischio.
Il piano di ristrutturazione del debito, le acrobazie economiche, le scelte tecniche discutibili e i risultati deludenti hanno segnato l’ultimo biennio. Oggi il calcio blucerchiato risente più delle urgenze finanziarie che di reali strategie sportive. Dopo settimane di silenzio, è arrivato un primo segnale: la conferma del ritiro a Ponte di Legno (22 luglio - 1° agosto). Nello stesso giorno, però, si è dimesso uno dei tre membri del CdA, Molango, e ora bisognerà cooptarne un altro. Intanto si registrano tagli al personale, la mancata conferma di Evani e il mancato riscatto di Sibilli (bastavano 500mila euro).
Pochi soldi, niente allenatore
Il d.s. Andrea Mancini per la panchina ha a disposizione solo 100mila euro e valuta soluzioni low cost: confermare Lombardo e Gregucci o puntare sull’emergente Donati. Prima, però, c’è da rifare una squadra e tagliare il monte stipendi da 23 a 15 milioni. Alcuni contratti sono scaduti, ma restano pesanti accordi da risolvere, magari incentivando le uscite. Operazione complicata, anche perché molti giocatori hanno scarso mercato.
Obblighi imminenti
La priorità ora è rispettare gli obblighi legati ai prestiti dell’ultima stagione: entro il 31 luglio servono 8,7 milioni (più bonus) per evitare il ritorno dei giocatori ai club d’origine e sanzioni. Il Como, ad esempio, aspetta 4,4 milioni per Bellemo, Ghidotti e Ioannou; il Cosenza ne attende 2,5 per Tutino. Manfredi dovrà reperire i fondi in tempi stretti - forse dal solito finanziatore asiatico - e trovare risorse aggiuntive per l’annata in arrivo. Il piano approvato dal Tribunale prevedeva la promozione in Serie A, ma ora che quei ricavi mancano, servono nuove garanzie.
Sognare la A oggi è utopico: la Samp può solo puntare a restare in piedi. E anche stavolta, cammina sul filo senza rete. Lo riporta La Gazzetta dello Sport.
Il piano di ristrutturazione del debito, le acrobazie economiche, le scelte tecniche discutibili e i risultati deludenti hanno segnato l’ultimo biennio. Oggi il calcio blucerchiato risente più delle urgenze finanziarie che di reali strategie sportive. Dopo settimane di silenzio, è arrivato un primo segnale: la conferma del ritiro a Ponte di Legno (22 luglio - 1° agosto). Nello stesso giorno, però, si è dimesso uno dei tre membri del CdA, Molango, e ora bisognerà cooptarne un altro. Intanto si registrano tagli al personale, la mancata conferma di Evani e il mancato riscatto di Sibilli (bastavano 500mila euro).
Pochi soldi, niente allenatore
Il d.s. Andrea Mancini per la panchina ha a disposizione solo 100mila euro e valuta soluzioni low cost: confermare Lombardo e Gregucci o puntare sull’emergente Donati. Prima, però, c’è da rifare una squadra e tagliare il monte stipendi da 23 a 15 milioni. Alcuni contratti sono scaduti, ma restano pesanti accordi da risolvere, magari incentivando le uscite. Operazione complicata, anche perché molti giocatori hanno scarso mercato.
Obblighi imminenti
La priorità ora è rispettare gli obblighi legati ai prestiti dell’ultima stagione: entro il 31 luglio servono 8,7 milioni (più bonus) per evitare il ritorno dei giocatori ai club d’origine e sanzioni. Il Como, ad esempio, aspetta 4,4 milioni per Bellemo, Ghidotti e Ioannou; il Cosenza ne attende 2,5 per Tutino. Manfredi dovrà reperire i fondi in tempi stretti - forse dal solito finanziatore asiatico - e trovare risorse aggiuntive per l’annata in arrivo. Il piano approvato dal Tribunale prevedeva la promozione in Serie A, ma ora che quei ricavi mancano, servono nuove garanzie.
Sognare la A oggi è utopico: la Samp può solo puntare a restare in piedi. E anche stavolta, cammina sul filo senza rete. Lo riporta La Gazzetta dello Sport.
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