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CorSport: "Perugia, Baldini: 'Qui per un sogno. Ma basta paure'"

CorSport: "Perugia, Baldini: 'Qui per un sogno. Ma basta paure'"TuttoB.com
Baldini
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 22 settembre 2022, 10:39Perugia
di Marco Lombardi

“Baldini: «Perugia qui per un sogno Ma basta paure»”, titola il Corriere dello Sport in edicola oggi. 

Allenatore, certo, ma anche maestro di vita e guru. Silvio Baldini, 64 anni, toscano di Massa, appare al tempo stesso semplice e complesso. Passa da Pitagora («Il calcio si gioca su un rettangolo. È geometria e matematica. É tempo e spazio. Ed é anche armonia… ), a Castori («L’ho incontrato. É persona vera. Merita rispetto e affetto»), da Santopadre («Un uomo solo, ma col desiderio di vivere un sogno»), al Palermo («Dopo 3 pari di fila ci criticavano, ma non abbiamo mollato e centrato la B»), alla Carrarese («Lì ho lavorato gratis 4 anni… ») fino a Perugia («Città ricca di storia, come rifiutare una simile piazza?»).

CREDERCI. «Dobbiamo coltivare il coraggio di crederci. Tutti. Entusiasmo e sinergia: ecco cosa serve per risollevarci. Non sono qui per giocare a bocce. Sono venuto per vivere emozioni, per sognare la A. Come Santopadre». Baldini si è portato dietro un “mental coach”, Nicola Colonnata (non a libro paga del Perugia) e spiega lo stato d’animo del gruppo. «Sono abbattuti, certo. Anche loro vivono male questa situazione e l’addio a Castori. Ma bisogna voltare pagina: no alle ansie, no alle paure… ».

ASSETTO. Non è legato alla difesa a 4 (a Palermo fu 4-2-3-1). «Giannitti mi ha chiarito che la squadra è stata costruita per giocare a 3. Non ho un modulo fisso, io: in carriera li ho usati tutti. Mi adatto ai calciatori che ho. Giocheremo col 3-4-1-2. Ai ragazzi ho raccontato che anche gli sherpa non hanno l’attrezzatura, scarponi chiodati, indumenti da scalatori, eppure salgono sulla cima delle montagne. Ecco: imitiamo gli sherpa». Ha avuto, Baldini, un periodo di rigetto per l’ipocrisia del mondo del calcio. E si è immerso in se stesso, nella famiglia, negli amici. Ma poi… «Poi ho avvertito il richiamo del calcio. Che è una delle ragioni della mia vita. No, non sono i soldi a muovermi: basta guardare il contratto depositato in Lega dove si possono verificare le cifre che prendevo in Sicilia. Qui avrò la metà esatta. Quello che mi sta a cuore è il pulsare delle emozioni. I giocatori dovranno portare in campo la loro anima, i loro sogni, gli affetti familiari, la città di cui sono alfieri, i sentimenti della gente. Io lo farò, ci metto la faccia, ho questo obiettivo. Se non ci riuscirò che la gente fischi o critichi pure. Sia chiaro: non prometto la A. Dico che ce la metteremo tutta per inseguire questo sogno, per viverlo».