
Canovi: “Andreotti bloccò la trattativa Falcao-Inter. Legatissimo a Cerezo”
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Colui che ha inventato la figura del procuratore sportivo in Italia. L’avvocato triestino Dario Canovi ha fatto la storia dello sport italiano entrando nel mondo del calcio oltre 50 anni fa. Di campioni ne ha avuti tanti nella sua scuderia Dario Canovi, da Vincenzo D’Amico a Falcao, da Cerezo a Nesta fino al più recente Thiago Motta e si è raccontato a TMW Radio in Storie di Calcio.
“Ho intrapreso questo percorso ormai 50 anni fa - racconta Canovi - I primi calciatori che ho rappresentato erano Montesi, D’Amico e Viola. Montesi era il più particolare, era di estrema sinistra e raccontò il primo calcio scommesse da cui nacque il grande scandalo del processo. La trattativa più difficile della mia carriera è stata sicuramente il contratto di Falcao con Viola. Lui aveva praticamente già firmato con l’Inter, intervenne Andreotti in prima persona per risolvere il problema. Il contratto lo firmammo addirittura nello studio di Andreotti a Piazza del Parlamento. Era presente anche il segretario della camera di commercio italo-brasiliano, un amico di Andreotti che attraverso lui convinse Falcao che rimase alla Roma. Il brasiliano aveva già firmato il contratto con l’Inter, Mazzola stava andando a depositare il contratto di Falcao a Milano in Lega. All’epoca non c’erano i telefonini, si fermò a un telefono pubblico per telefonare al presidente Fraizzoli che lo fermò, dicendogli di passare a casa sua perché doveva parlargli. Fraizzoli spiegò a Mazzola che aveva ricevuto una telefonata da Viola e che non si poteva più depositare il contratto di Falcao”.
Un altro calciatore con cui Canovi ha legato un grande rapporto è Tonino Cerezo: “Con Cerezo mi vengono in mente i problemi che ebbe con Viola. Gli fu promesso il rinnovo di contratto, poi arrivò Eriksson che voleva Berggreen e Viola rinunciò a Cerezo non rinnovandogli il contratto. Ci fu una discussione animata in spogliatoio di cui Cerezo si pentì, trattò male Viola e mi disse di chiamare il presidente perché voleva chiedere scusa a Viola davanti a tutta la sua famiglia. Andò a casa sua e quasi piangeva per chiedere scusa, il giorno dopo lo fece davanti a tutta la squadra e i magazzinieri. Questo è Tonino, poi andammo a firmare un contratto con il Milan nello studio di Galliani, c’era anche Braida. Firmiamo per il Milan, ma Liedholm decise di non prenderlo perché il Milan aveva il centravanti Hateley e c’era anche Wilkins. Per prendere Cerezo i rossoneri dovevano cedere Wilkins, se fosse partito si sarebbe rattristato Hateley e per questo rinunciarono al contratto. Ho ancora il telegramma con cui il Milan risolse il contratto”.
La trattativa che ha maggiormente nel cuore riguarda proprio Tonino Cerezo: “Dopo il famoso gol di Cerezo in Roma-Sampdoria di Coppa Italia su assist di Impallomeni e quel meraviglioso giro di campo all’Olimpico mi telefonò dicendomi ‘Dario, dio esiste!’ visto che in quel momento era senza contratto. Non era un buon momento per lui, quel gol fu una risoluzione di tanti problemi e una gioia immensa per Tonino. La sua trattativa con la Sampdoria è quella che porto nel cuore, Mantovani non amava discutere con gli agenti. Sono stato uno dei pochi con cui ha parlato, forse l’unico. Mantovani aveva una casa meravigliosa alle porte di Genova, forti del contratto sottoscritto con il Milan chiedemmo una cifra che Mantovani non poteva pagare. L'offerta della Samp era di circa due terzi rispetto a quello che Tonino avrebbe preso al Milan, prima rifiutò ma chiese di fare una telefonata a sua moglie Rosa perché non faceva nulla prima di aver parlato con la moglie. Il presidente lo fece accomodare nel suo studio, sentimmo che Tonino faceva telefonate e dopo un po’ uscì dicendo ‘mio presidente’. Mantovani rimase così, Tonino disse che aveva accettato perché Rosa avrebbe chiesto il divorzio. Quando uscimmo gli dissi ‘meno male che hai parlato con Rosa’ e mi rispose ‘veramente non mi ha risposto’. Raccontai questo aneddoto a Mantovani la sera stessa e da lì nacque un amore tra i due”.
Ultimo pensiero per Italo Allodi, con cui ha avuto modo di lavorare soprattutto nel periodo di Napoli: “Con Allodi ho avuto un rapporto straordinario, è stato il più grande dirigente di calcio che abbia conosciuto, un Signore con la S maiuscola. Avevo portato Giordano a Napoli, Allodi non voleva parlare con i procuratori e fu Sbardella a convincerlo a parlare con me. Diventammo amico dopo il primo incontro che durò sei ore, la cosa strana è che aveva già Careca a Napoli, c’erano Giordano e Maradona, voleva prendere anche Bruno Conti. Gli dissi ‘si però Biancaneve ce la metti tu’, il più alto di loro era alto un metro e 75. Mi disse che la palla non si sarebbe mai alzata più di dieci centimetri da terra, Conti era il più grande desiderio di Conti”.
“Ho intrapreso questo percorso ormai 50 anni fa - racconta Canovi - I primi calciatori che ho rappresentato erano Montesi, D’Amico e Viola. Montesi era il più particolare, era di estrema sinistra e raccontò il primo calcio scommesse da cui nacque il grande scandalo del processo. La trattativa più difficile della mia carriera è stata sicuramente il contratto di Falcao con Viola. Lui aveva praticamente già firmato con l’Inter, intervenne Andreotti in prima persona per risolvere il problema. Il contratto lo firmammo addirittura nello studio di Andreotti a Piazza del Parlamento. Era presente anche il segretario della camera di commercio italo-brasiliano, un amico di Andreotti che attraverso lui convinse Falcao che rimase alla Roma. Il brasiliano aveva già firmato il contratto con l’Inter, Mazzola stava andando a depositare il contratto di Falcao a Milano in Lega. All’epoca non c’erano i telefonini, si fermò a un telefono pubblico per telefonare al presidente Fraizzoli che lo fermò, dicendogli di passare a casa sua perché doveva parlargli. Fraizzoli spiegò a Mazzola che aveva ricevuto una telefonata da Viola e che non si poteva più depositare il contratto di Falcao”.
Un altro calciatore con cui Canovi ha legato un grande rapporto è Tonino Cerezo: “Con Cerezo mi vengono in mente i problemi che ebbe con Viola. Gli fu promesso il rinnovo di contratto, poi arrivò Eriksson che voleva Berggreen e Viola rinunciò a Cerezo non rinnovandogli il contratto. Ci fu una discussione animata in spogliatoio di cui Cerezo si pentì, trattò male Viola e mi disse di chiamare il presidente perché voleva chiedere scusa a Viola davanti a tutta la sua famiglia. Andò a casa sua e quasi piangeva per chiedere scusa, il giorno dopo lo fece davanti a tutta la squadra e i magazzinieri. Questo è Tonino, poi andammo a firmare un contratto con il Milan nello studio di Galliani, c’era anche Braida. Firmiamo per il Milan, ma Liedholm decise di non prenderlo perché il Milan aveva il centravanti Hateley e c’era anche Wilkins. Per prendere Cerezo i rossoneri dovevano cedere Wilkins, se fosse partito si sarebbe rattristato Hateley e per questo rinunciarono al contratto. Ho ancora il telegramma con cui il Milan risolse il contratto”.
La trattativa che ha maggiormente nel cuore riguarda proprio Tonino Cerezo: “Dopo il famoso gol di Cerezo in Roma-Sampdoria di Coppa Italia su assist di Impallomeni e quel meraviglioso giro di campo all’Olimpico mi telefonò dicendomi ‘Dario, dio esiste!’ visto che in quel momento era senza contratto. Non era un buon momento per lui, quel gol fu una risoluzione di tanti problemi e una gioia immensa per Tonino. La sua trattativa con la Sampdoria è quella che porto nel cuore, Mantovani non amava discutere con gli agenti. Sono stato uno dei pochi con cui ha parlato, forse l’unico. Mantovani aveva una casa meravigliosa alle porte di Genova, forti del contratto sottoscritto con il Milan chiedemmo una cifra che Mantovani non poteva pagare. L'offerta della Samp era di circa due terzi rispetto a quello che Tonino avrebbe preso al Milan, prima rifiutò ma chiese di fare una telefonata a sua moglie Rosa perché non faceva nulla prima di aver parlato con la moglie. Il presidente lo fece accomodare nel suo studio, sentimmo che Tonino faceva telefonate e dopo un po’ uscì dicendo ‘mio presidente’. Mantovani rimase così, Tonino disse che aveva accettato perché Rosa avrebbe chiesto il divorzio. Quando uscimmo gli dissi ‘meno male che hai parlato con Rosa’ e mi rispose ‘veramente non mi ha risposto’. Raccontai questo aneddoto a Mantovani la sera stessa e da lì nacque un amore tra i due”.
Ultimo pensiero per Italo Allodi, con cui ha avuto modo di lavorare soprattutto nel periodo di Napoli: “Con Allodi ho avuto un rapporto straordinario, è stato il più grande dirigente di calcio che abbia conosciuto, un Signore con la S maiuscola. Avevo portato Giordano a Napoli, Allodi non voleva parlare con i procuratori e fu Sbardella a convincerlo a parlare con me. Diventammo amico dopo il primo incontro che durò sei ore, la cosa strana è che aveva già Careca a Napoli, c’erano Giordano e Maradona, voleva prendere anche Bruno Conti. Gli dissi ‘si però Biancaneve ce la metti tu’, il più alto di loro era alto un metro e 75. Mi disse che la palla non si sarebbe mai alzata più di dieci centimetri da terra, Conti era il più grande desiderio di Conti”.
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