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Frosinone, Angelozzi: "Stiamo costruendo il club del futuro, grazie al presidente Stirpe"

Frosinone, Angelozzi: "Stiamo costruendo il club del futuro, grazie al presidente Stirpe"TuttoB.com
giovedì 2 settembre 2021, 21:00Primo piano
di Christian Pravatà
fonte www.frosinonecalcio.com

Un mercato infinito. Lungo 3 mesi, dei quali appena… 2 che hanno dato la possibilità di apporre il famoso ‘nero su bianco’. Il Frosinone ne esce con un progetto del tutto rinnovato. Un progetto che era stato elaborato in tempi non sospetti, quindi ‘disegnato’ su carta, poi metabolizzato rapidamente e quindi passato alla fase operativa. Nella quale ci sono state delle bellissime sorprese, a conferma che le sessioni di calciomercato sono sempre work’n progress. Artefici della costruzione di questo nuovo Frosinone, senza dubbio il presidente Maurizio Stirpe e il direttore dell’Area Tecnica, Guido Angelozzi e il tecnico Fabio Grosso. Di Angelozzi vanno sottolineate tra caratteristiche su tutte: competenza, coraggio e buone conoscenze. Che lui stesso, crediamo, ha il piacere di riconoscersi. Tocca a lui la ribalta della conferenza stampa post-calciomercato, nella sala stampa del ‘Benito Stirpe. Tra domande, alcune doppie se non addirittura triple e annidate, e risposte sono 44’ esatti. .

Direttore Angelozzi, questa sessione di calciomercato che tipo di tesoretto nell’immediatezza ha portato al Frosinone?

“Ha portato un tesoretto tecnico per ora, a fronte di uscite economiche”.

E invece quanto è stata programmata la campagna di rafforzamento e quanto avete giocato di intuito?

“Sinceramente alcune situazioni non erano state programmate, eravamo partiti per fare un certo tipo di mercato che prevedeva il ringiovanimento della squadra, l’abbassamento dei costi e quindi andare a formare un gruppo. Man mano che si andava avanti con i giorni, sono accadute delle cose che non si ipotizzavano, come ad esempio la mancata iscrizione del Chievo che ha fatto liberare dei giocatori importanti. Grazie alla nostra Proprietà siamo stato bravi ad inserirci su questi giocatori e potarli qui al Frosinone”.

L’organico attuale è composto da 35 giocatori, ai quali possono essere tolti 4 esuberi ma si potrebbe aggiungere Iemmello. Non sono un po’ troppi? In sede di conferenza il presidente Stirpe parlò di altro, che i punti fondamentali erano due o tre: la conservazione della categoria, la valorizzazione dei giovani e ad abbassare il monte ingaggi. Una campagna acquisti di questa risponde a quel programma?

“L’ho detto prima, strada facendo abbiamo cambiato obiettivo perché si sono prospettate situazioni nuove, mi riferisco a quelli del Chievo che sarebbe stato impossibile prendere. E poi vogliamo parlare anche di un certo giocatore come Ricci, convocato anche in nazionale: la nostra Società non si è fatta sfuggire queste possibilità, con un adeguato sacrificio grazie ad una particolare attenzione sul mercato. Abbiamo messo sotto contratto giocatori funzionali al nostro programma triennale, gente che per 4-5 anni sarà importante per questo Frosinone. Mi riallaccio al programma triennale: all’improvviso non si può abbassare vorticosamente tutto, far fuori certi giocatori e ripartire. Abbiamo     quindi costruito una base su quel programma, inserendo tanti giovani che col tempo diventeranno pronti. Potevamo abbassare un po’ di più il monte ingaggi, attualmente forse è leggermente inferiore a quello dello scorso anno. Ma stiamo comunque cercando di arrivare ad una base che ci porti ad avere un monte ingaggi sostenibile. Parliamo di esuberi: Bastianello, D’Elia, Ardemagni e Tabanelli non hanno avuto mercato e qualcuno poi ha rifiutato di andare via. E’ certamente un loro diritto. Si alleneranno e faranno parte fino al 30 giugno 2022 del Frosinone, potrebbe esserci la vetrina di gennaio 2022 ma la vedo dura perché hanno poco da dare. Per quanto riguarda Iemmello c’era la possibilità che potesse andar via, non siamo riusciti ma ora ci sono altri Paesi in cui il mercato è aperto come in Turchia, Serbia, Bulgaria, Svizzera eccetera. Se non dovesse partire, resterà con noi. Siamo in 31, pazienza. Ma voglio sottolineare che in questa rosa ci sono giovani del 2002. I prestiti? Non possiamo acquistare tutti i giocatori. Non siamo l’Inter. E poi quel tipo di formule le adottano tutte le società. Ripeto ancora: stiamo costruendo qualcosa in divenire. E abbiamo alcuni prestiti per i quali abbiamo il diritto di riscatto e controriscatto. Ma voglio anche sottolineare che da quando faccio questo lavoro e sono 30 anni anche con qualche club blasonato con tutto il rispetto per il Frosinone e non mi era capitato di vivere e mettere in atto una campagna acquisti-cessioni di questo tipo. Spero che vada bene, non sempre si indovina tutto”.

Il direttore Angelozzi ha qualche rammarico per la 40.a trattativa non andata in porto?

“Sinceramente ho perso anche il numero totale. L’ultima che mi è rimasta in gola è stato Ciervo della Roma, passato alla Sampdoria.  Un ragazzo del 2002 di prospettiva sul quale stavamo facendo anche un investimento. Come tanti ragazzi, compresi i due ultimi della Lazio, Casasola e Cicerelli, dei quali ce ne accorgeremo con il tempo. Ad esempio Ravaglia che abbiamo preso dal Bologna. Su Zerbin ad esempio c’è il prestito secco dal Napoli. Manzari diventerà nostro, è un prestito biennale: o loro se lo riprendono dandoci dei soldi o resta al Frosinone con una partecipazione al Sassuolo. Questo tipo di operazioni si fanno, come feci già a suo tempo con lo Spezia per Erlic con il Sassuolo. Il giocatore era dello Spezia, il club emiliano aveva diritto al 50% sulla futura rivendita e quando lo Spezia lo ha rivenduto al Sassuolo ha incassato 3 milioni di euro. Quando si costruisce una squadra, lo specifico ancora, le strategie normalmente cambiano.”.

In giro c’è una certa euforia, alcuni i tifosi mi hanno chiesto di chiederle: l’asticella si alza?

“E’ giusto che i tifosi possano pensare di sognare ma la Società deve restare con i piedi ben piantati per terra. Come ha detto il presidente Stirpe. Il programma è lo stesso. Dovremo lavorare tutti i giorni, applicarci tutti dal primo all’ultimo. Ripeto, ci sono state situazioni non previste, la Società è stata brava a cogliere l’attimo”.

Quali sono state le reali difficoltà riscontrate in questa sessione di calciomercato e quale la trattativa più difficile?

“La parte più difficile è stato liberare i contratti in essere. Ad esempio quello di Krajnc che aveva un contratto fuori parametro per noi. Siamo stati un mese e mezzo a parlare per cercare di liberarci. Alla fine con un po’ di sacrificio ci siamo riusciti. Poi per il resto tutte cose normali”.

Ha detto che non lo era mai capitato di vivere una gestione del mercato così ampia sotto il profilo numerico. Che sessione di mercato è stata a suo giudizio?

“E’ stata lunghissima, quasi tre mesi totali. E con troppi giocatori trattati. Io solo una volta a Catania, presi 11 giocatori in 1 giorno. A livello generale sono circolati pochi soldi per l’acquisizione delle proprietà dei calciatori. Ci sono stati tanti prestiti. L’ultimo giorno erano arrivati a regalare i calciatori. Il calcio è in crisi. E qualcuno dei nostri giocatori che ha rifiutato di spostarsi evidentemente non lo ha capito. La nostra Proprietà è forte, al nostro Presidente piace avere una squadra forte, è il primo tifoso ed ha voluto fare uno sforzo. Ci sono state operazioni che non pensavo di fare assolutamente. Grazie a lui, al di là della competenza, perché se non c’è la spinta finanziaria decisiva non puoi fare nulla”.

Lei si riterrà soddisfatto se il Frosinone dovesse arrivare in quale posizione di classifica?

“Sono soddisfatto del modo in cui è stata costruita questa squadra, sono rammaricato del fatto che non sono riuscito a liberare qualcuno. La colpa è mia, anche se qualche giocatore ha fatto il furbetto. Non mi sento di poter dire di aver fatto un lavoro alla perfezione, da 110 e lode. Mi sono rimasti 4 giocatori che non sono riuscito a cedere. E ora diamo il tempo di lavorare, alla fine tireremo le somme”.

Con questa rosa così ampia, il compito più importante sarà quello di tenere calmo lo spogliatoio?

“Andiamo per gradi ma mi viene da ridere. E’ una rosa di 30 giocatori con 3 portieri. Se uno prende giocatori bravi si dice che ci sarà la concorrenza, se non li prende si dice che non si è riusciti a prenderli. Noi abbiamo cercato di prendere giocatori bravi, abbiamo colto le occasioni per migliorare la rosa. Con Ricci ad esempio, abbiamo preso un giocatore chiamato in nazionale, ha giocato 30 partite in A. Di lui ha parlato anche il ct Mancini. E’ stato un colpo di fortuna e quindi che fai? Non lo prendi? Dobbiamo essere orgogliosi che la Società si è mossa in questa direzione. A cosa dobbiamo stare attenti? Questi sono professionisti, chi è più bravo gioca. E poi in questa rosa ci sono tanti giovani destinati a crescere. La concorrenza fa bene. Qui siamo tutti nella stessa barca, cerco di spiegarlo ancora. Ai ragazzi ho detto: chi vuole stare qui può stare, chi vuole andare via lo aiutiamo ad andare via. Chi è più bravo, gioca. E’ cambiata la filosofia. Per me sono tutti uguali, chi ha voglia di lavorare è benvenuto. Chi non ha voglia può andare via. Perché il Presidente paga gli stipendi a tutti, senza fare distinzioni”.

Una domanda veloce sulle condizioni di Novakovich e Brighenti.

“Novakovich sta migliorando. Quanto a Brighenti, siamo molto amareggiati perché oggi farà un intervento chirurgico a Bologna e stara fuori per 2 o 3 mesi. Gli facciamo un grande in bocca al lupo, l’ho sentito ieri sera e nel pomeriggio di oggi lo opereranno”.

I quattro esuberi saranno ai margini?

“Non faranno parte del progetto, quando prendiamo una strada la percorriamo fino in fondo. Verranno trattati come gli altri”.

Lei prima ha fatto riferimento ai giovani, pescati sia nei mercati esteri che nelle serie inferiori: parliamo di Klitten, di Koblar, Kremenovic, Lulic ed altri. Come è stato strutturato questo lavoro in termine di scouting? E ancora, si aspettava un impatto così importante di Gatti?

“Voglio ringraziare i miei collaboratori, sono stati bravi nella ricerca di giocatori sia in Italia che all’estero. Fino a giugno ha lavorato con noi Biso, tornato allo Spezia. E poi grazie a Frara e Longo, il capo-scouting: hanno fatto un lavoro splendido, in 10 mesi. Siamo sempre alla ricerca di giovani che possano dare prospettiva al Frosinone. Per quanto riguarda Gatti sapevamo che fosse forte e grazie ai miei collaboratori lo seguivamo già dai tempi dello Spezia, quindi da due anni. Lo volevamo a gennaio e lasciarlo alla Pro Patria ma non se ne fece nulla, a giugno lo abbiamo preso. Siamo stati lungimiranti e siamo allo stesso tempo felici, il ragazzo ha accettato di venire al Frosinone anche se aveva la Juve U23. E lui è di Torino. In sostanza aveva un impegno morale con noi e lo ha rispettato”.

I 4 di cui ha parlato sono fuori dalla lista?

“Non c’entra nulla la lista. Dove c’è posto fino a 18 giocatori, mentre Gori e Brighenti sono giocatori cosiddetti ‘bandiera’. Ed abbiamo anche 18 giovani come mi conferma Doronzo. Ma loro, lo specifico ancora, non fanno parte del progetto tecnico. Anche se dovessero servire col tempo, noi non li reintegreremo mai”.

Per Gori c’è stata la possibilità che partisse?

“Non mi ha interpellato nessuno. Non so se l’Alessandria ha interpellato il giocatore”.

E’ arrivato in grande sordina Boloca ed ha fatto una bella crescita. C’è qualche altro Boloca in questa rosa?

“Noi lo speriamo, ci sono dei ragazzi giovani ai quali dobbiamo dare del tempo per crescere. Poi possiamo sperare che facciano i percorsi di Boloca come dello stesso Gori, partito dalle minori giallazzurre. Ci vuole del tempo per tutti, magari qualcuno non riuscirà sennò saremmo dei fenomeni”.

Molti hanno anche rivalutato il lavoro di Grosso. Può spendere due parole sul tecnico?

“Voi eravate perplessi di Grosso. Lo conosco da 30 anni, giocava in serie C2 al Chievo. Io ero un direttore giovane, lavoravo nel Perugia. Lo portai con me e poi ha fatto la carriera che sappiamo. E’ diventato campione del mondo. Cinque anni fa ero al Sassuolo e lo volevo con me in panchina, quando andò via Di Francesco ma la Proprietà non se la sentì di portare un tecnico alla prima esperienza. Poi per lui ci fu il Bari, il Verona, quindi due situazioni non belle (Brescia e Sion, ndr). Lo scorso anno non volevamo mandare via Nesta, poi sono successe delle cose che ci hanno convinto a separarci. Grosso era andato via dal Sion, mi disse: con te vengo subito, firmo e poi a giugno ne parliamo. Arrivò, si trovò una situazione non molto edificante, ci ha tirato fuori da quelle problematiche. A fine stagione gli dissi: te la senti di rinnovare tutto con un percorso nuovo? Nella testa mia e del presidente c’era una strategia nuova ma senza smantellare. Mi rispose di sì. Avevamo stabilito di cambiare più giocatori possibile ma solo perché quando si è troppo tempo nel medesimo posto, anche inconsciamente ci si adagia. Allo stesso tempo l’obiettivo era di rivitalizzare tutti i giocatori che erano da tenere in organico. Lui per me è stato bravissimo. Ad intuire ad esempio la nuova posizione di Ciano che lo scorso anno era un lontano parente di questo attuale. Per noi Grosso è il valore aggiunto di questo progetto di questa squadra. Il mercato? Tutto quello che facciamo lo concertiamo in tre, io, il presidente e il tecnico. Che è il nocchiero di tutta la situazione, bene che si sappia”.

Non è preoccupato che a Grosso toccheranno delle scelte così importanti anche se è il suo lavoro? In organico abbiamo 6 attaccanti centrali. Si può pensare che Ciano continui per un’intera stagione come ‘falso nove’?

“Non le posso rispondere perché non faccio la formazione. Noi abbiamo un allenatore bravo, ha intuizione. E’ un problema solo suo. Ripeto fino allo sfinimento: avevamo programmato un certo percorso e un certo tipo di rosa, poi grazie al presidente Stirpe si sono prospettate delle cose del tutto nuove. Su Ricci, Canotto e Garritano al Frosinone non avevo la benché minima immaginazione. Il presidente Stirpe ha detto: debbono stare con noi. Grosso? Mi ha detto: se si comportano tutti bene c’è spazio per tutti, c’è gloria per tutti. Chi non è intelligente va fuori. Se qualcuno vuole rovinare l’armonia e il lavoro va fuori. Quando si raggiungono degli obiettivi è grazie al lavoro di tutti. Infine, chiudo: a proposito del vostro lavoro, la critica ci deve essere ma l’importante che sia costruttiva. Siamo tutti sulla stessa barca”.