Papu Gómez: “Padova è casa. Dopo due anni persi, posso giocare ancora 2-4 stagioni”
Ricominciare dopo due anni lontano dal campo, rimettersi in gioco e riscoprire il piacere del pallone. Alejandro “Papu” Gómez si è raccontato a cuore aperto a L’Originale su Sky Sport, ripercorrendo i giorni bui della squalifica e l’approdo al Padova di Matteo Andreoletti, tornato in Serie B dopo la promozione dalla C.
“Sto bene. Incontrare i tifosi è stato emozionante, non mi aspettavo così tanto affetto. Posso solo dire grazie al popolo padovano”, ha detto il campione del mondo argentino, accolto ai piedi dell’Euganeo come un leader tecnico e carismatico per un gruppo giovane e ambizioso.
Gómez non nasconde il prezzo umano pagato: “All’inizio non riuscivo nemmeno a guardare le partite, mi faceva troppo male. Provavo ad allenarmi da solo, ma piangevo ogni giorno. Ho pensato di studiare per fare l’allenatore o il direttore sportivo, ma tutte le porte erano chiuse. Gli amici veri sono rimasti, qualcuno si è perso per strada. La famiglia è stata tutto”. Un aiuto concreto è arrivato da German Denis, “El Tanque”, che lo ha avvicinato anche al paddle: “Mi è stato molto vicino”.
Fisicamente a posto (“Dicevo: non posso smettere”), il Papu ha scelto Padova dopo offerte dall’Argentina e dal mondo arabo: “Volevamo restare in Europa, soprattutto in Italia, che per me è casa. Mirabelli mi ha convinto in tre-quattro giorni”.
Sull’esonero di Tudor: “Non sono sorpreso. La Juventus non trova una filosofia di gioco”. Stima per Brambilla, conosciuto ai tempi dell’Atalanta: “Con lui mi sono allenato quando ‘è successo ciò che è successo con Gasp’”. Un nome per il futuro? Palladino: “Pronto per una grande panchina. Sa preparare le partite, è intelligente. Per la Juve sarebbe un profilo valido”.
Capitolo Gasperini: “Il passato è passato. Ci siamo rivisti dopo anni, un bicchiere di vino, si parla di calcio. Per me Gasp è il migliore e alla Roma farà un grande lavoro. Con lui o resisti mentalmente e diventi grande, o cedi: ti porta al limite, ti entra in testa”.
Lo sguardo è puntato sul presente biancoscudato: “Padova è una sfida che mi entusiasma”. E sulle prospettive personali è netto: “Mi hanno tolto due anni; il calcio è cambiato, ma posso giocare ancora tranquillamente 2, 3, anche 4 stagioni”.


