Sampdoria, Donati: “Nessuna rivoluzione, servono solo correttivi”

Massimo Donati, alla vigilia della trasferta di Monza, fa il punto sul momento della Sampdoria. L’allenatore blucerchiato non vuole stravolgere la squadra: “Abbiamo provato a cambiare qualcosa, senza fare rivoluzioni. Serve trovare l’equilibrio giusto. Le chiacchiere sull’allenarsi bene ormai lasciano il tempo che trovano. Contano solo i fatti, e i fatti si vedono in campo”.
Le assenze pesano soprattutto in difesa: Ferrari è ancora out, anche se vicino al gruppo, mentre Malanca ha dovuto fermarsi per un problema fisico. Donati però non cerca scuse: “Nella vita si può scegliere: o si subisce o si reagisce. Noi scegliamo di reagire. L’importante è non abbattersi. I risultati non sono dalla nostra parte, ma non possiamo restare fermi ad aspettare. Dobbiamo lottare”.
Il tema dei portieri è stato molto discusso dopo l’impiego di Coucke nell’ultima partita. Donati chiarisce: “Ghidotti ha sempre avuto la mia fiducia, e ce l’ha tuttora. Ma è giusto valutare anche Coucke, che ha fatto cose buone e qualche errore, come capita a tutti. Abbiamo tre portieri validi. Ora gioca Coucke, come era stato valutato Ghidotti in precedenza. Nessun caso”.
Uno dei punti critici della Sampdoria riguarda i gol subiti da calcio piazzato: “Sei dei sette gol presi sono arrivati da palla inattiva. Questo non è un problema tattico, ma mentale. In quelle situazioni avevamo sette-otto uomini in area. Serve più concentrazione. I leader devono farsi sentire, perché comunicare durante la gara non è facile. La testa fa la differenza”.
Se la difesa soffre, l’attacco deve diventare più incisivo. Donati analizza così la situazione offensiva: “Dobbiamo diventare più pericolosi. Coda e Cuni sono attaccanti diversi e ci offrono opzioni differenti. Anche Pafundi e Cherubini possono darci qualità. Fino alla trequarti arriviamo bene, ma poi manca la scelta giusta: serve più coraggio nell’ultimo passaggio”.
Il tecnico evidenzia l’importanza dell’atteggiamento: “Non sto qui a piangermi addosso. Non vivo di ‘se’. Faccio ciò che amo e cerco di trasmettere ai ragazzi la voglia di migliorare. Non sono contento dei risultati, ovviamente. Ma se vogliamo cambiare le cose dobbiamo farlo con lo spirito giusto”.
Infine, un pensiero ai sostenitori, comprensibilmente delusi: “Hanno le loro ragioni e le rispetto. Nessuno è felice di questa situazione. Ma non possiamo farci condizionare: dobbiamo pensare solo al campo. Le risposte vere si danno lì”.