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GazzSport - Cellino: "Sono stato truffato, morirò infangato, vituperato, stuprato. Sentenza già scritta, questa è ingiustizia sportiva. Il mio tempo è finito"

GazzSport - Cellino: "Sono stato truffato, morirò infangato, vituperato, stuprato. Sentenza già scritta, questa è ingiustizia sportiva. Il mio tempo è finito" TuttoB.com
Cellino
ieri alle 11:00Brescia
di Marco Lombardi

Intervista di Elisabetta Esposito de La Gazzetta dello Sport a Massimo Cellino, presidente del Brescia.

«Mi hanno ammazzato, morirò infangato, vituperato, stuprato. E perché? Perché sono stato truffato. Hanno truffato me, la Covisoc, l’Agenzia delle Entrate. Siamo tutti vittime», ha dichiarato Cellino con voce rotta. «Avrei preferito morire sotto una macchina che subire una cosa del genere».

Cellino non crede più in un processo giusto:

«Temo che la sentenza sia già scritta. Se la FIGC fissa la data del playout prima ancora di un vero processo, allora è evidente che le cose siano già decise».

Il presidente ribadisce la tesi dell’affidamento incolpevole: il Brescia sarebbe stato truffato dal Gruppo Alfieri, e la Covisoc avrebbe approvato l’operazione dopo aver ricevuto tutta la documentazione richiesta. Ma a suo dire, tutto questo non conta: «Sento di non avere la possibilità di dimostrare che ho ragione. Se fossimo al TAR dormirei sereno. Ma davanti ai giudici federali ho paura. Questa è ingiustizia sportiva».

Poi attacca il sistema: «Il calcio ha perso la poca credibilità che gli era rimasta. Il Brescia è vittima di un processo assurdo. C’è chi dice che sia stato tutto orchestrato per aiutare la Sampdoria. Io non ho le prove, ma mi viene da crederlo». 

Ora Cellino, quasi settantenne, confessa il desiderio di fare un passo indietro:

«Il mio tempo è finito. Non mi riconosco più in questo calcio. Avevo già trovato un acquirente per il Brescia, avevo venduto a quattro soldi. Ma questa vicenda ha fatto saltare tutto».

E chiosa: «Se mi proponessero di allargare il campionato a 22 squadre per tenerci dentro, direi di no. Perché non sarebbe giusto. Io non baratto i miei principi».