GazzSport - Samp, tutti gli errori di squadra e società. I tifosi studiano una protesta contro il club

Povera Samp. Precipitata all'inferno nel maggio scorso, con la retrocessione in Serie C poi evitata grazie al caso-Brescia e al successo nel doppio playout con la Salernitana. Un incubo che, nella sorpresa generale, si sta riproponendo adesso, con i quattro ko di fila in questo avvio di campionato, una squadra ancora in cerca di un'identità, un tecnico (Donati) almeno parzialmente delegittimato, troppe figure sul ponte di comando in società, con una frammentazione dei ruoli apicali del club che evidentemente non fa bene all'ambiente.
I FATTI - Ma bisogna procedere per gradi. L'investitore e principale azionista del club, l'asiatico Joseph Tey, che aveva salvato la società dal baratro, quest'anno non si è tirato indietro alle sue responsabilità, immettendo nuova liquidità nel club, pur se con un salary cap e una strategia aziendale finalizzata alla netta riduzione dei costi in tutte le aree. Vista da fuori, potrebbe essere una (legittima) mossa finalizzata a non depauperare ulteriormente un investimento di oltre cento milioni, ma che sin qui si è rivelato fallimentare. In attesa di tempi migliori, o di un ipotetico nuovo acquirente. Una Samp da tenere a galla, in ogni caso. Tuttavia, Tey ha cambiato un po' di pedine. Manfredi è rimasto formalmente alla guida della nave, ma di fatto ha oggi solo un ruolo istituzionale. Un ministro senza portafoglio (calcistico), perché tutti i poteri legati alla composizione della rosa ed alla gestione del gruppo-squadra, visto quel che è successo l'anno scorso, sono stati trasferiti al danese Fredberg, nuovo ceo Sport, con un'altra figura (Walker) messa lì in società quale rappresentante della proprietà. Il mercato? Nelle mani di Fredberg e di Mancini, il primo più potente ed avvezzo a servirsi degli algoritmi e dei numeri, il secondo abituato a un mercato vecchio stile: osservo dal vivo, analizzo, faccio la trattativa. Gli opposti che non coincidono, ma che alla fine convergono comunque nella figura del tecnico Donati. Il quale, accettando la panchina della Sampdoria, pensava legittimamente di rilanciarsi in una piazza che nonostante tutto ha mantenuto nel tempo il suo appeal. Sinora, però, non è successo: la rosa low cost è squilibrata, con un'abbondanza numerica solo in mezzo al campo, non c'è ancora un'identità chiara, la sfortuna ci ha messo lo zampino - Pedrola starà fuori a lungo, Altare è ancora indisponibile, fuori lista al pari di Romagnoli -. E, ancora, fra i pali è stato commesso l'ennesimo pasticcio. Delegittimando Ghidotti, fatto da parte per promuovere il belga Coucke, acquisto estivo, pesantemente corresponsabile dei due ko contro Cesena e Monza. L'impressione, ma è qualcosa di più, visto quel che trapela dal Poggio, è che la coppia Walker-Fredberg abbia voce in capitolo nelle scelte di formazione - portiere compreso - e in mancanza di risultati tale comportamento possa nuocere pesantemente alla squadra e agli equilibri dello spogliatoio. Perché i giocatori stessi, in allenamento, sono i primi a comprendere chi stia meglio fra di loro meriti di giocare titolare.
LA PIAZZA - Donati rimarrà in sella sino a Bari, nella consapevolezza che basterebbe interrompere questa emorragia di risultati per ritrovare un po' di serenità e provare a ripartire. Difficile, peraltro, oggi, trovare un sostituto esperto della categoria senza mettere mano pesantemente al portafoglio. Ed i tifosi? Encomiabili: in estate hanno sottoscritto oltre ventimila abbonamenti, sabato a Monza erano quasi tremila. Ora, però, la misura è colma. Di fronte a risultati che non arrivano e ad una proprietà-fantasma, che nulla dice e non ci mette la faccia, stasera si vedranno nella pancia del Ferraris per analizzare la situazione e varare una strategia comune di protesta. La volontà è quella di sensibilizzare tutti su quello che sta accadendo alla squadra che fu, un tempo, la Sampd'oro.