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Pierluigi Brivio: "Il Vicenza della Coppa Italia e quella serata con il Chelsea..."

Pierluigi Brivio: "Il Vicenza della Coppa Italia e quella serata con il Chelsea..."
© foto di Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com
giovedì 14 maggio 2020, 19:00Primo piano
di Christian Pravatà
fonte www.facebook.com/titolaripodcast

E’ stata l’ultima favola del calcio italiano, l’ultima provinciale a stupire l’Italia e a conquistare un trofeo. E’ la storia del Vicenza di Guidolin, capace in quattro anni di passare dalla Serie B alla semifinale di Coppa delle Coppe contro il Chelsea di Vialli, Zola e Di Matteo, dopo aver vinto la Coppa Italia 1996-97 in finale contro il Napoli.

A 22 anni dalla storica partita di Stamford Bridge, I Titolari Podcast nella puntata “Vicenza 1996-98: l’ultima favola italiana”, disponibile gratuitamente sulle principali piattaforme di Podcast da giovedì 14 maggio, ha intervistato Pierluigi Brivio, portiere titolare di quel Vicenza, con più di 400 presenze tra i professionisti tra Atalanta, Venezia, Genoa e Napoli solo per citare alcune squadre. 

Di seguito alcuni estratti dell'intervista:

"Con il Vicenza, la città, i suoi tifosi e i miei compagni di squadra è rimasto un legame particolare. Abbiamo un gruppo whatsapp in cui ci scriviamo messaggi e siamo sempre in contatto. Con Otero e Mendez abbiamo tanti contatti e con il fuso orario ogni tanto noi svegliamo loro e loro svegliano noi. Guidolin veniva da una parentesi negativa con l’Atalanta, ma sapeva quello che voleva e riusciva a farti dare il massimo. Ci allenavamo nell’antistadio, lì dove la domenica venivano parcheggiate le macchine. Un giorno, mentre stavamo facendo stretching insieme, Guidolin per tirare fuori i palloni dalla rete è inciampato e abbiamo fatto fatica a non scoppiare a ridere, fino a quando ci ha dato il via libera e da lì si è creato un rapporto speciale.



La Coppa Italia e le sfide con Lucchese, Genoa, Milan e Bologna: Facevo il titolare in Coppa Italia e, dopo la prima partita con la Lucchese in cui avevo commesso un errore, temevo di tornare in panchina, ma Guidolin ed Ernesto Galli, l’allenatore dei portieri, hanno continuato a puntare su di me.

Dal turno con il Milan qualcosa è cambiato in noi. Al ritorno, il Milan aveva schierato tutti i titolari, ma io feci una parata importante su Savicevic e tutt’ora viene ricordata come una delle mie migliori parate. Arrivati in semifinale, abbiamo iniziato a crederci, anche perché tutte le big erano fuori, quindi ce la giocavamo con tutte. Il pubblico credeva più di noi alla vittoria e ci ha spinto tanto.



La finale con il Napoli e la festa con i tifosi e la città:

Verso la fine dei tempi supplementari, stavo iniziando già a pensare alle caratteristiche dei tiratori azzurri, poi hanno segnato Rossi e Iannuzzi e abbiamo vinto, anche se dopo il 3-0 avevo richiamato Viviani che aveva già iniziato a esultare con i nostri tifosi, ma la partita non era ancora finita (ride, ndr)! Sul palo di Caccia avevo sfiorato il pallone, quindi ha cambiato direzione grazie al mio tocco. Il boato del pubblico al gol di Rossi non l’ho più sentito, neanche in stadi più grossi. I giorni successivi sono stati più belli ancora, perché apprezzavamo meglio quello che avevamo fatto. Dopo la partita, ci siamo dati appuntamento alle 5.30 del mattino in Piazza dei Signori e ci siamo messi a giocare a calcio-tennis in piazza, mentre i tifosi dormivano e noi ancora celebravamo.

La doppia sfida con il Chelsea:

Speravamo di pescare la Lokomotiv Mosca, ma l’urna non ci ha aiutato. La gara d’andata ci ha dato consapevolezza per potercela giocare davvero. Nell’intervallo sull’1-1 ci siamo guardati ed eravamo quasi increduli di quello che stavamo facendo e questo forse ci ha un po’ impauriti. Se avessi saputo che Luiso aveva in mente di zittire il pubblico gli avrei detto di non farlo, io ed altri del gruppo da tanti anni a Vicenza glielo avremmo impedito, ma lui era fatto così, era espansivo, era il suo istinto, non lo si poteva fermare, ma è stato bello così.



L’addio di Guidolin:

E’ sempre stato correttissimo, non ci aveva detto niente, ma in città comunque se ne parlava. Dopo la delusione con il Chelsea, dovevamo giocare una partita fondamentale con la Lazio, dovevamo vincere per non retrocedere e lo abbiamo fatto. Abbiamo giocato una grandissima partita, sia a livello mentale che fisico, è stato l’ultimo regalo per noi e per il mister.

 

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