ESCLUSIVA TB – Pescara, Tonin: “Sapevo di poter essere determinante, devo ringraziare... Baldini? Vero, carismatico e unico: la sua convinzione ha contagiato tutti. Non eravamo i più forti, ma i più bravi. Io, ‘l’alpino’ e la Serie B”

Come diceva Pablo Neruda, “se non scali la montagna, non ti potrai mai godere il paesaggio”. La stagione di Riccardo Tonin sta tutta qui. Ventiquattrenne attaccante scuola Milan, ribattezzato ‘l’alpino’ per via di quel legame profondo con le proprie radici vicentine, ha atteso i playoff per dimostrare a tutti il proprio valore e trascinare a suon di gol il Pescara in Serie B.
Dopo i 2 gol in campionato, a cosa si deve l’esplosione nei playoff, nei quali hai timbrato 5 volte (4+1) in 7 partite contribuendo a riportare il Delfino tra i cadetti?
“Al fatto di non aver mai mollato e di aver sempre creduto che avrei potuto fare la differenza nel momento decisivo della stagione. Anche nei frangenti di difficoltà, quando le cose non giravano per il verso giusto, sono sempre riuscito ad allenarmi al massimo e a tenere alta l’autostima: questo ha fatto la differenza. Devo ringraziare il secondo allenatore Mauro Nardini, che molte volte mi ha fatto da secondo padre”.
Tra Catania e Ternana quale avversario vi ha creato più grattacapi?
“Sono entrambe squadre fortissime, con rose di lusso per la Serie C. E soprattutto, sono piazze che, come Pescara, meritano altri palcoscenici”.
Qual è stato il momento più difficile nel corso della vostra stagione?
“Da dicembre a febbraio abbiamo lasciato molti punti per strada, che ci sono costati il primato in classifica”.
Ventinove novembre, vigilia della trasferta di Gubbio, Baldini ebbe a dire: “Sono convinto che se arrivo decimo vado in B”. Si è avverata la profezia.
“La convinzione del mister ha fatto sì che anche all’interno della squadra aumentasse esponenzialmente la consapevolezza di poter realizzare qualcosa di unico”.
Tre aggettivi per definire Silvio Baldini?
“Vero, perché dice sempre quello che pensa senza mai girarci attorno; carismatico, perché è un trascinatore; unico, perché c’entra poco con un mondo finto come quello del calcio”.
A chi dedichi la promozione?
“Alla mia compagna Linda, la mia forza e la mia spalla. A mia figlia Ambra, la ragione della mia vita. Ai miei genitori, i miei fratelli e i miei nonni, che sono tutto per me. E in particolare a mia zia, che da lassù sono certo ci abbia dato una mano a raggiungere il traguardo”.
Come nasce il soprannome ‘l’alpino’?
“Dalle mie origini vicentine. Tutta la mia famiglia ancora oggi fa parte del gruppo degli alpini, che nella nostra comunità sono sempre presenti per prestare aiuto in qualsiasi occasione. E da qui nasce la mia esultanza, con la mano portata alla fronte”.
Completa la frase: “Non eravamo i più forti, ma…”?
“Nello spogliatoio circolava la frase ‘non siamo i più forti, ma… i più bravi’. Io direi un gruppo di persone uniche, convinte di poter fare qualcosa di straordinario”.
Quanta curiosità hai di cimentarti con la B?
“E’ un sogno che coltivo da anni: averlo realizzato, ora, è bellissimo. Farò di tutto per meritarmi la Serie B e poter incidere, come in questi playoff”.