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Colonnese: “Vi racconto il trionfo a Wembley con la Cremonese. Quella volta che Ronaldo e West...”

Colonnese: “Vi racconto il trionfo a Wembley con la Cremonese. Quella volta che Ronaldo e West...”TuttoB.com
Colonnese
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 27 aprile 2020, 09:00Primo piano
di Christian Pravatà

Ciccio Colonnese si è raccontato in una lunga intervista senza filtri sulla pagina Instagram del noto giornalista Nicolò Schira. Queste le principali dichiarazioni dell’ex difensore di #Inter e Napoli. 

INIZI - “Mi porto dietro da quegli anni la grande voglia di arrivare. Il grande calcio a Potenza lo vedavamo solo in tv. Avevo tanta fame e giocare nella mia città è stata una soddisfazione, anche se qualcuno non credeva in me. Dicevano che non avrei potuto giocare ad alti livelli e così andai al Giarre in C1: merito del direttore Femiano che mi volle fortemente e vendette l’anno dopo per 2,5 miliardi alla Cremonese in B”.

CREMONESE - “Arrivai in B con grande scetticismo dalla piazza, ma con il duro lavoro mi sono fatto amare alla follia. Si creò un rapporto bellissimo con la città. Andai via a parametro senza firmare con nessuno, ma col senno del poi ti dico che non mi piacque quella scelta. Fui mal consigliato....”.

ANGLO-ITALIANO - “Il trionfo di Wembley in diretta su Rai1 contro il Derby County fu un momento fantastico. Quella Cremonese era forte con tanti ottimi giocatori come Florjancic, Maspero, Verdelli, Giandebiaggi e Turci. Avevamo in panchina un grande maestro come Gigi Simoni che era bravissimo tatticamente e ancora di più nella gestione del gruppo. Ricordi indelebili...”.

IDOLO - “Quell’epoca era caratterizzata da Baresi e Maldini. Mi piacevano tanto e sfidarli è stata una grande emozione”. 

ESORDIO IN A - “Lo ricordo ancora, Juve-Cremonese al Delle Alpi. Perdemmo 1-0 ma riuscii a non far segnare Vialli. Fu una bella soddisfazione”.

EUROPEO UNDER 21 - “Una cavalcata incredibile e memorabile. Eravamo tosti, forti dietro e davanti tanto che battemmo la Francia di Zidane e Thuram in semifinale e il Portogallo di Figo e Rui Costa in finale. Dietro eravamo io, Panucci, Cannavaro e Favalli con Toldo in porta: era difficilissimo per gli avversari farci gol. Davanti c’era Benny Carbone che volava più Vieri e Muzzi”.

AVVERSARIO PIÙ TOSTO - “Batistuta e Chiesa. Mi facevano morire loro due, mentre il più imprevedibile nelle giocate era Dejan Savicevic. Anche Signori era imprendibile, calciava da ogni posizione”. 

ROMA - “Giocai pochissimo. Fu un passo indietro per la mia carriera. Arrivai da Campione d’Europa in carica e le cose non funzionarono. Passai in giallorosso in uno scambio con Garzya: ero un giocatore emergente e quella tappa fu una frenata nella mia carriera”.

NAPOLI - “Due anni splendidi culminati nella finale di Coppa Italia, purtroppo persa al ritorno. Una gara che non giocai per squalifica. A Napoli ho avuto due grandi allenatori come Boskov e Simoni”. 

KARAGOUNIS - “È il più in forma di tutti quando facciamo le partite con Inter Forever. Sembra un ragazzino di 20 anni: fa la differenza”.

INTER - “Zeman non mi riteneva adatto al suo gioco e mi mise fuori rosa, così arrivai all’Inter a novembre su richiesta di mister Simoni. Arrivo in punta di piedi e nel giro di qualche settimana divento titolare fisso”.

SCUDETTO 1998 - “Il nostro cuore sanguina ancora. Quello scudetto era il nostro e lo sentiamo ancora nostra. Tutta quella squadra è anti-juventina alla morte per quel Juve-Inter di 22 anni fa. Eravamo allibiti per quello che accadeva quell’anno. La Juve era forte come noi, ma pensavamo che qualcosa di non chiaro c’era. Se c’erano le telecamere come oggi 5-6 di noi sarebberero stati squalificati a vita. Volevamo fare una strage a fine partita negli spogliatoi: io volevo spaccare tutto. Il mancato scudetto provocò anche la scissione di quell’Inter perché poi l’anno dopo Moratti mandò via Simoni e qualcosa si ruppe, visto che eravamo legatissimi al mister”. 

RONALDO - “Il Fenomeno era un extraterrestre. Non c’è paragone tra lui e l’attuale Ronaldo, idem con Messi. All’epoca ti marcavano a tutto campo e a uomo. Gli arbitri non fischiavano e i difensori spaccavano le gambe. Lui era devastante: andate a rivedervi la doppietta che fece nel fango a Mosca contro lo Spartak. Sembrava danzare sul pallone e passava in mezzo agli avversari a doppia velocità...”.

FENOMENO- “Ronaldo era un fenomeno in campo e fuori. Ragazzo dolcissimo e tranquillissimo: in allenamento uno contro uno nessuno riusciva a fermarlo. Fuori dal campo era un Fenomeno anche lì: aveva le donne più belle mondo pur non essendo Bred Pitt...”.

MORIERO - “Grande amico, uno della vecchia guardia. Siamo rimasti tutti legatissimi tra noi. Non ho più visto un esterno destro come Checco: velocissimo e che saltava sempre l’uomo. La fascia la tritava”. 

LAMPADE - “Un giorno alla Pinetina troviamo montate negli spogliatoi delle lampade solari fatte installare da Ronaldo, che era un Fenomeno in tutto. Gli serviva per combattere una forma di psioriasi: era diventato un centro estetico lo spogliatoio. Facevano gara a chi era più abbronzato tra me, Pagliuca, Ronaldo, Moriero e Galante. Sembravamo figli di Taribo West”.

WEST - “Ogni tanto lo dovevo tenere a bada in campo, perché partiva all’attacco per fare gol e lasciava me e Bergomi da soli dietro. Ullalah diceva sempre, un personaggio e un ragazzo unico. Quando era concentrato, era un amimale fisicamente. Insuperabile per tanti attaccanti che si scontravano contro di lui”.

GALANTE - “Fabietto era un gran difensore. Quell’anno io, lui, Bergomi e West aiutammo Pagliuca a vincere la saracinesca d’oro come miglior difesa della Serie A 1997/98. Galante era un super professionista, mi dispiace che gli abbiano appicciato la nomea di quello sempre a donne è circondato da belle ragazze. Eravamo giovani e ci siamo divertiti come tutti, ma solo la domenica sera dopo le partite. In settimana Fabio stava sempre in casa e non sgarrava mai, infatti ha giocato fino a 40 anni”.

SIMONI - “Aveva creato all’Inter un gruppo straordinario in cui c’era un incredibile rispetto dei ruoli, dove nessuno si azzardava a lamentarsi quando non giocava. A giro siamo stati tutti in panchina tranne uno, il Fenomeno, e nessuno si è mai azzardato a dire qualcosa al mister”.

LEADER INTER - “C’erano Simeone, Pagliuca e lo Zio Bergomi a fare da leader, ma il gruppo degli italiani era bello tosto. Zanetti e Zamorano erano legatissimi a noi: c’erano tanti leader”. 

FRESI - “Totò era un grande giocatore. Giocò una finale di Coppa Uefa strepitosa contro la Lazio”.

SARTOR - “Gigi era estroso sulla fascia. Ricordo quando prima di Piacenza-Inter si presentò al campo tutto fasciato. Di notte era caduto e perciò non partì con noi per la gara. Scoprimmo mesi dopo che soffriva di sonnambulismo: una notte stava per menare Checco Moriero inconsciamente. Checco si prese male e così Sartor cambiò compagno di stanza, finendo con Marco Branca”. 

MAZZANTINI - “Andrea era un gatto tra i pali. Un secondo portiere fortissimo, se non ci fosse stato davanti un campione come Pagliuca avrebbe giocato molto di più. In allenamento faceva certe parate...”.

FINALE PARIGI - Vincere la Coppa UEFA fu una gioia immensa. La notte perfetta. Un successo nato il giorno prima, quando andammo a fare la rifinitura al Parco dei Principi. La Lazio sembrava in vacanza, Mancini e Nedved continuavano a fare colpi di tacco e palleggi. Quando torniamo in albergo sentiamo i tifosi laziali che erano straconvinti di vincere 3-4 a zero. Ci caricammo ancora di più. Il giorno della partita il Fenomeno lesse sui giornali che la Lazio era l’unica difesa alla quale non aveva segnato, con alcune loro dichiarazioni che dicevano di sapere come fermarlo. Non l’avessero mai fatto! Ronie ci disse che gli avrebbe fatto venire il mal di testa: l’hanno stuzzicato e lui gli mandò tuti al tavolo del bar con le sue finte ridicolizzando la difesa laziale in occasione del 3-0. Mai stuzzicare Ronaldo...”.

IL MORSO DI WEST - “Taribo marcava Nicola Caccia durante Inter-Atalanta e a palla lontana lo azzannò all’orecchio, urlando a Nicola ‘ti mangio’. Ti lascio immaginare la reazione di Caccia che iniziò a urlare in napoletano tutto spaventato”.

LE 5 DI NOTTE CON WEST - “Alloggiavamo all’Hotel Jolly e mi chiamano dalla reception perché Taribo era tutta la notte che urlava come un pazzo. Aveva litigato con la fidanzata ed stava fuori di sè, aveva cacciato tutto fuori dalla stanza, smontando la camera. Mi sono immolato per la squadra, pensavo mi tirasse un cazzotto e invece l’ho calmato. Meno male che sapevo come prenderlo, altrimenti mi avrebbe ammazzato di botte. L’abbiamo tenuta nascosta per quasi 30 anni questa storia, ma stasera sei riuscito a farmela raccontare. Una bomba vera...”. 

MONDIALE 1998 - “Quello è il mio grande rammarico. Feci un grandissimo anno ed ero in odore di convocazione, quando mi chiamò Cesare Maldini per dirmi che avrebbe portato Beppe Bergomi al mio posto. Ci incontrammo all’Osteria del Pallone sui Navigli insieme al dg Valentini e mi motivò la scelta per mancanza di esperienza. Avevo 150 partite di A e vinto la Coppa UEFA da titolare, se penso che oggi bastano 4-5 partite fatte bene per giocare in nazionale...”.

TIFOSO - “Oggi sono un ultrà dell’Inter. Quando vado a San Siro mi sudano le mani, sono troppo tifoso. Sono esageratamente tifoso nerazzurro, non sono equilibrato quando parlo di Inter...”.

BAGGIO - “Se ne parla troppo poco, era un giocatore di un altro pianeta. Giocava senza ginocchia, si allenava a parte con il suo fisioterapista Antonio Pagni. Dopo gli allenamenti stava mezz’ora con il ghiaccio sulle ginocchia. Quell’anno fece fare 4-5 gol su palla inattiva a Simeone. Diceva al Cholo ‘Tu parti che la palla te la faccio arrivare io...’ e puntualmente lo faceva segnare. Un piede dorato quello di Robi”.

ZANETTI - “Pupi è come lo vedete adesso, già allora era così. Un uomo bionico. Ha 3-4% di massa grassa, il resto tutto muscoli. Già alla fine degli anni Novanta faceva la dieta per stare in forma. I campioni lo sono in campo e fuori come lui. Un professionista eccezionale”.

LIPPI - “Arrivò e ci fece fuori tutti. Noi della vecchia guardia finimmo tutti ai margini: non rientravano nei suoi piani, ha cambiato tutto. Il primo anno rimasi pur giocando poco. Arrivammo quarti ma le aspettative erano ben altre. L’anno dopo andai alla Lazio”.

MORATTI - “Il numero uno. Ogni tre vittorie ci regalava le monete d’oro come premio. Era un papà per noi, non ci faceva mancare mai nulla. Amava alla follia l’Inter, ci ha fatto stare tutti benissimo sia umanamente sia economicamente. Una persona strepitosa. Lo sento ancora, ci vediamo spesso a Forte dei Marmi. In molti non lo sanno, ma di nascosto è venuto a trovare Gigi Simoni quando l’hanno ricoverato. Eravamo io e lui al capezzale del mister. Questo la dice sul cuore immenso del presidente”.

LAZIO - “Moratti voleva che io rimanessi, ma non rientravo nei piani di Lippi e accettai l’offerta della Lazio. C’erano Nesta, Couto, Mihajlovic e Stam: era dura giocare eppure feci 14 presenze nei primi due anni. Per giocare bisognava sperare in un miracolo. Poi ci fu la crisi del club e rifiutai il piano Baraldi: sono un leone e ho la testa dura, non mi fidavo di quello che mi dicevano in merito al fallimento della squadra e decisi di non aderire alla loro proposta. Così mi misero per due anni fuori rosa, anche se poi la Lazio non fallì, perciò ci avevo visto bene...”.

SIENA - “Fu la parentesi finale della mia carriera. Due anni belli caratterizzati da due salvezze importanti”.

CONTE - “Era il vice di De Canio a Siena e già fremeva per allenare. Aveva idee nuove e si vedeva che avrebbe fatto strada. Era molto preparato, aveva stoppa. Un predestinato e non mi meravigliano tutti i risultati che ha ottenuto. Anche all’Inter sta facendo un grande lavoro”.

COMPAGNO PIÙ FORTE - “Ronaldo sopra tutti, tra i gli umani scelgo Sebastian Veron e Jaap Stam. Stam era immenso come difensore: poteva fare più ruoli, con una potenza smisurata. Calciava di piatto da centrocampo in allenamento e arrivava in porta...”.

RECOBA - “Il Chino potenzialmente poteva essere più forte di Ronaldo. Aveva tutto per essere un fuoriclasse. Gli mancava un po’ la testa e la cattiveria per essere il numero uno. Aveva un piedino fantastico: calciava cinque punizioni e le metteva tutte e cinque nel sette”.

TOP 11 CARRIERA - “Gioco col 3-5-2: Pagliuca in porta, difesa Colonnese-Nesta-Favalli. Veron regista con Winter e Simeone ai lati. Sulle fasce Moriero e Zanetti. Davanti il Fenomeno intoccabile. Al suo fianco è dura scegliere tra Vieri, Baggio, Crespo, Recoba: punto sul Chino. Allenatore ovviamente Gigi Simoni con Massimo Moratti presidente. Direttore sportivo? Fabio Galante. Maglie nerazzurre e vinciamo tutto”.

MESSI - “Lo vidi giocare ragazzino in un Barcellona-CSKA Mosca di Champions. Era il Barça di Ronaldinho, ma rimasi stregato. Facevo il commentatore per Mediaset e mi feci la foto con lui a fine partita. Ci ho visto lungo...”.

LORENZO - “Sono diventato social per merito di mio figlio. È stato lui a incoraggiarmi a sbarcare su Instagram e adesso quando posso mi piace avere un contatto diretto con chi mi segue. Grazie a lui e mia moglie ho scoperto questo mondo”.

MUTTI - “Abbiamo lavorato insieme a Padova e Livorno, ma ho capito che la panchina non faceva per me. Sicuramente come secondo, magari fare il primo potrebbe essere diverso: ho un carattere tosto e diretto, non scendo a compromessi e dico in faccia le cose”. 

FUTURO - “Seguo tutte le categorie dalla A alla D e conosco tutti i giocatori. Mi piace aggiornarmi ed essere preparato: per questo non mi dispiacerebbe una opportunità dirigenziale nell’area tecnica. All’Inter con Pupi Zanetti come scout? Se l’Inter chiama, non si può dire di no...”.

POTENZA - “Ho una chat con 13 amici organizzata da Angelo Rosa che si chiama Forza Potenza. Tifo per loro, spero che la squadra della mia città possa tornare in alto e riconquistare la Serie B. C’è un amore pazzesco e sfegatato verso la squadra in città e merita traguardi importanti. Quest’anno stanno facendo un grande campionato. Raffaele lo stimo molto: ha costruito una squadra tosta e organizzata bene in difesa con individualità importanti come Giosa ed Emerson. Mi piace molto anche il portiere Ioime, è tra i più forti della categoria. Spero di riuscire presto ad andare a tifare Potenza allo stadio, anzi Nicolò devi venire anche tu: ti aspetto”. 

FRANCA - “Due anni fa quando il Potenza era in D una telefonata l’ho fatta per farlo arrivare dalla Triestina. C’era un grande amico come Maurone Milanese a Trieste: altri si sono presi i meriti, ma c’è il mio zampino nella arrivo di un bomber come Carlos Franca a Potenza. Mi sono speso per la mia città perché la amo follemente. Sono cresciuto e ho vissuto tanto tempo lontano dalla mia famiglia e dalla mia città, per questo appena posso fare qualcosa di utile per Potenza lo faccio senza risparmiarmi”.