"I miei meravigliosi anni vissuti con Romeo", titola La Nazione.
Paolo Brosio apre il cassetto dei ricordi: "Ero un giovane addetto stampa e con Anconetani conquistammo il grande calcio".
Il Pisa e la Pisa di Romeo Anconetani e di Paolo Brosio. Il popolare personaggio Tv prima della sua carriera televisiva è stato l’addetto stampa dei neroazzurri negli anni Ottanta. Tre stagioni indimenticabili e il ricordo indelebile di un personaggio che ha fatto la storia del calcio italiano.
Chi era Romeo per Brosio?
"Per me uno dei primi maestri in campo sportivo, ho capito da lui come si guida una squadra in serie A. Aveva una grande capacità manageriale e capiva di calcio".
Come nasce il vostro rapporto?
"Lavoravo a La Nazione e anche a 50 Canale. I miei capi erano Beppe Meucci, Renzo Castelli, Antonio Silvestri e c’era una redazione straordinaria dove si lavorava ma anche si scherzava. Poi vengo contattato dall’Università dove cercavano un giornalista per il Notiziario dell’ateneo. Il rettore era Bruno Guerrini, il pro rettore Gianfranco Elìa. Ero anche nel Rotary giovani e invitai a una serata Romeo per parlare del Pisa. Facemmo anche delle iniziative insieme a favore di un istituto per disabili. Anconetani notò la mia intraprendenza e il mio amore per il calcio e lo sport in generale. Ero anche un bel tennista, tesserato per il Tc Mediterraneo di Nicla Migliori. Questa mia grande voglia di fare fece colpo su Anconetani".
E quindi vieni contattato dal presidente...
"L’occasione fu un incontro conviviale ‘da Bruno’ il noto ristorante di Porta a Lucca. Romeo mi disse che si era informato su di me, sapeva che mi ero laureato in Giurisprudenza con 110 e lode. C’era bisogno di un addetto stampa che fosse molto presente, la squadra giocava in serie A".
Nasce quindi una collaborazione importante.
"C’era tanto da fare, Romeo era un fiume in piena. Ma ci fu un feeling totale. Dopo le puntate in Tv del ‘Neroazzurro’ mi diceva di chiamare a casa mia mamma Anna, grande cuoca, perché andavamo a cena anche se era mezzanotte".
Il top si raggiunge in occasione della vittoriosa Mitropa Cup.
"Era la stagione 1985-86. Romeo mi chiamò e mi disse che l’organizzazione ma la dovevo sobbarcare tutta io perché sapevo parlare le lingue e dovevano essere intessuti i rapporti con le società: c’erano gli ungheresi del Debrecen, i ceki del Sigma Olomuc e gli jugoslavi del Rijeka. Vincemmo battendo il Debrecen, organizzazione perfetta. Romeo era raggiante e per premio mi fece trovare una Vespa 150 colore rosso all’Arena. Fu un grande momento" [...].