
Giornata memorabile per il calcio iraniano: 2-0 al Galles, tifosi in lacrime. I britannici non resistono nel finale in inferiorità numerica
"In Iran siamo a un punto di non ritorno: il fondamentalismo islamico finirà". Il grido di libertà invocato dalle manifestanti iraniane è rivolto al regime della guida suprema Guida Suprema Ali Khamenei. Le donne che abitano nello Stato persiano chiedono l'esplicita caduta del regime. I calciatori che stanno rappresentando il Paese mediorientale al Mondiale di calcio, sono a loro volta in protesta con l'atroce anacronismo della classe dirigente iraniana. Il 16 settembre 2022 è stata uccisa Mahsa Amini: la donna, prima arrestata perché - stando alle giustificazioni della polizia - non indossava correttamente il velo, è stata in seguito vittima di abusi, fino a che il suo corpo non è riuscito a reggere, e il cuore ha cessato di battere. Uno Stato moralista ha deciso di sfidare, con modalità subdole, un'opinione pubblica che vorrebbe guardare al futuro con leggerezza e innovazione. Le iraniane sono insorte, perché ad azione corrisponde reazione: le proteste sono inizialmente esplose a Saqqez, nel Kurdistan iraniano, a nord-ovest del Paese, città nella quale Masha Amini è nata, e dove si sono svolti i funerali, per poi estendersi anche oltre i confini nazionali. Sensibilità estrema è stata dimostrata dalla Germania, con la capitale Berlino attiva più che mai per la conquista dei diritti civili nel Medio Oriente. Le autorità iraniane negli ultimi mesi hanno forzato incredibilmente la mano, con armi apparentemente invisibili: hanno infatti interrotto l'accesso a Internet in tutto il paese, in modo discontinuo ma frequente, bloccando anche diverse applicazioni di messaggistica e social media. La situazione è fuori controllo: il presidente Ebrahim Raisi è sgradito dalla maggior parte della popolazione, i giovani iraniani non vedono prosperità nel loro futuro e sognano di emigrare anziché vivere nel loro Paese, che sta sprofondando nella censura delle opposizioni e nell'oppressione delle minoranze. Al cospetto dell'Inghilterra, nella gara d'esordio persa per 6-2, i calciatori dell'Iran non hanno cantato il loro inno nazionale, e sono stati diffidati dal governo. In settimana, l'ex calciatore della Nazionale Voria Ghafouri è stato arrestato per sostegno alle proteste. Stavolta, nella seconda apparizione al Mondiale contro il Galles, la vera protesta diventa cantarlo, l'inno nazionale. La partita è contratta. A entrambe le squadre serve la vittoria. Se le danno di santa ragione, ma il risultato resta paralizzato sullo 0-0. La svolta dell'incontro arriva al minuto 86, quando il portiere gallese Hennessey colpisce con il ginocchio il volto di un avversario (fuori dalla sua area di rigore) e viene espulso. Punizione dalla quale non si concretizza nulla, ma il corposo recupero consente all'Iran di sbilanciarsi per azzardare la stoccata. Il Galles si divide in due, a sua volta: sei giocatori di movimento in fase difensiva, tre fissi in avanti. È evidente che qualcosa accadrà, da una parte o dall'altra. A spuntarla è la squadra in superiorità numerica. Un tiro dalla distanza di Cheshmi, che aveva segnato fin qui pochi gol nella sua carriera, fa scoppiare in lacrime la tribuna ospitante i tifosi persiani. Proprio allo scadere, ovvero all'undicesimo minuto di recupero, con un Galles ovviamente sbilanciato l'Iran centra il raddoppio, con uno scavetto sotto porta di Rezaian. La giornata è storica, il sogno ottavi di finale più vicino. La partita decisiva, alla terza giornata del Girone B, sarà contro gli Stati Uniti. Già: coloro che definirono l'Iran uno "stato canaglia" dopo l'11 settembre 2001, prendendola fin troppo sul vago. Comunque vada a finire la partita, si tratta di una pagina già scritta della storia del calcio. Bisognerà soltanto leggerne il contenuto, martedì 29 novembre 2022, alle 20:00 ora italiana.