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Cellino: "Brescia è un posto malvagio, dove la bestemmia è diffusa. Allegri? Provinciale"

Cellino: "Brescia è un posto malvagio, dove la bestemmia è diffusa. Allegri? Provinciale"TuttoB.com
Cellino
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Oggi alle 16:30Flash news
di Angelo Zarra

Torna a parlare Massimo Cellino. L'ex patron del Brescia, retrocesso in Serie C dopo la penalizzazione per aver usato crediti fiscali inesistenti (acquisiti dal Gruppo Alfieri, Cellino sostiene di essere stato truffato) in una lunga intervista all'Unione Sarda ha dichiarato: "Il maligno si è accanito in una città dove la bestemmia è diffusa: non l’ho mai tollerato. La mia disgrazia è stata la coda del diavolo”. 

IL MALIGNO - Cellino ha raccontato la vicenda della cappella costruita nel centro sportivo del Brescia. "Diciamo che l'ho pagata cara. Mi hanno spiegato che il maligno si accanisce con chi fa qualcosa di importante per la Chiesa. Io l'ho costruita perché avevo fatto un voto all'Immacolata, in caso di promozione in Serie A. E se vado a Brescia, la prima cosa che faccio è andare a pregare in quella cappella". 

CAGLIARI E ALLEGRI - Cellino ha parlato anche dell'esperienza di 22 anni da presidente del Cagliari: "Mi manca il Cagliari perché ha rappresentato la giovinezza, gli anni più belli e duri della mia vita ma solo bei ricordi. Ora non c'è più il calcio che conosciamo, per il quale siamo andati a vedere le nostre squadre agli stadi. Il sistema è scoppiato e chi gestisce la Federazione ha devastato il calcio. E chi li ostacola viene sopraffatto e distrutto. A me piace giocare nei tavoli dove non si bara". Nell'esperienza a Cagliari c'è anche il lancio di Allegri: "È ancora uno dei migliori al mondo, ma il suo limite è che è molto provinciale e non ha mai voluto imparare l'inglese e non si è mai voluto confrontare: ha una marcia in più, però ha scelto sempre la strada più facile". 

RANCORE - Con il Brescia è finita male. "Prenderlo è stato il mio errore più grande - spiega Cellino -. Io l'ho preso nel 2017 perché sono stato allettato all'inizio. Ero convinto ci fosse una società molto più organizzata: arrivato dall'Inghilterra, pensavo che in Italia avrei speso un giorno al mese rispetto al Leeds. Invece mi sono reso conto che c'erano molti più debiti di quelli che mi avevano dichiarato: c'erano 12 milioni di debiti Iva e me li hanno chiesti il giorno dopo che sono arrivato. Sono riuscito a salire in Serie A, poi è arrivato il Covid: c'è stata tanta cattiveria, tanta malvagità, non riesco a capirlo. Il posto è malvagio. Se una società in 115 anni ne fatti dieci di Serie A (però il Brescia ne ha fatti 33), non è colpa di Cellino. C'è il maligno là dentro e il compleanno del Brescia è il 17 luglio: se l'avessi saputo, non l'avrei mai comprato". Proprio il 17 luglio la nuova società (Union Brescia) presieduta da Giuseppe Pasini e in campo in Serie C si è presentata. Cellino si è detto "vittima di una serie di circostanze negative con una Sampdoria che non deve retrocedere perché ha 200 milioni di debiti e garanzie con delle banche e con la Federazione che l'ha iscritta impropriamente l'anno precedente. La mia è disgrazia, è stata la coda del diavolo". 

IL TENTATO SEQUESTRO - Cellino ha rivelato di come, a 22 anni, fu costretto a trasferirsi in Australia dopo un tentato rapimento. "Tentarono di sequestrarmi in viale La Plaia, il 23 febbraio 1978, mentre rientravo a casa dall'ufficio. C'erano tre persone armate, con i mitra spianati. Scappai, spararono sulla macchina: mio padre mi mandò in Australia trasferendo tutta la famiglia fuori dalla Sardegna, dove rimase solamente lui con mia mamma e Alberto, il mio fratello più giovane. Vivevano con i carabinieri in casa".