GdS: "Cosenza, il Sudtirol evoca un sogno: quella semifinale che lanciò i silani verso la serie B"
"Cosenza, il Sudtirol evoca un sogno: quella semifinale che lanciò i silani verso la serie B", titola la Gazzetta del Sud.
L’eroe Baclet: «Le sensazioni avvertite in quella occasione non potrò mai dimenticarle».
Sudtirol equivale a dire promozione. La vittoria (2-0) ottenuta nella semifinale playoff contro gli altoatesini è rimasta nella mente di tutti i sostenitori del Cosenza al pari del successo contro il Siena a Pescara. Una serata che ha dato all’ambiente la consapevolezza di essere pronto per il ritorno in serie B a distanza di 15 anni. Quella sfida, quelle emozioni resteranno per sempre nella memoria di Allan Baclet, protagonista indiscusso di quella pagina della storia recente del Cosenza. «Le sensazioni avvertite in quella occasione non potrò mai dimenticarle.
L’atmosfera era incredibile. Quando siamo arrivati allo stadio c’erano già 10mila persone. Sentivo ribollire il sangue, volevo giocare. I tifosi – ha continuato il francese – ci hanno dato una spinta incredibile ma non è stata una partita semplice. Il Sudtirol si difendeva bene e noi non riuscivamo ad arrivare in area. Zanetti già allora dimostrava di essere un ottimo allenatore. Poi Braglia decise di mandarmi in campo e ho avuto la fortuna di realizzare il gol. Non certamente il più bello ma sicuramente il più importante della mia carriera»
L’1-0 ha spianato la strada: «Loviso calciava la palla come pochi. Era il nostro Beckham, la piazzava sempre all’altezza della lunetta. Su quella punizione – ha raccontato Baclet –, Tutino si è piazzato davanti. Accanto a me avevo Pascali che mi chiedeva dove dovesse piazzarsi, gli ho detto che sarei rimasto io più dietro. In mezzo a tutta quella gente non credevo prendessi il pallone proprio io. Non so spiegare cosa sia successo, qualcosa mi ha guidato verso il pallone. Sono andato ad impattarlo in tuffo. Quando è entrato in porta, ho fatto uno scatto che non ho ripetuto in vita mia neppure quando attaccavo la profondità. Volevo liberare la mia gioia e mescolarla con quella gente che sugli spalti era in visibilio. Il primo ad abbracciarmi è stato Kevin Marulla, poi è arrivato Stefano Trinchera» [...].