AlbinoLeffe, "patteggiamento rifiutato". Martedì ultimo atto della favola?
Il calcio d'elite nato sulle sponde del Serio? Una favola infrantasi sullo scoglio delle combine, vere o presunte, consumate da troppe sue colonne alle spalle di dirigenti e appassionati. Ed ora il tempo che separa questa pazza e drammatica primavera dal prossimo campionato di Lega Pro dovrà essere impegnato in una strenua lotta per la sopravvivenza. Non si potrebbe definire altrimenti il dibattimento nell'aula della giustizia sportiva che inizierà martedì 5 giugno, visto che un venerdì da tregenda costellato di durissime requisitorie ha lasciato l'AlbinoLeffe - e non solo - col fiato sospeso e il terrore negli occhi: per il sodalizio bluceleste il procuratore capo della Federcalcio Stefano Palazzi, il grande inquisitore di turno, ha prefigurato ben 27 punti di penalizzazione - due punti per responsabilità oggettiva e uno per quella presunta applicato ai nove match sotto esame - da scontare proprio nella stagione alle porte, secondo il famigerato principio dell'afflittività della pena (la squadra deve subire un danno dalle sanzioni). Destano incredulità anche i 36 mesi di stop all'orizzonte dell'ormai ritirato Ruben Garlini, tecnico in seconda autosospeso e chiamato in causa dalle gole profonde di questa tranche di "Last Bet", ovvero i compagni di tante avventure Carlo Gervasoni e Pippo Carobbio.
Ventitré patteggiamenti per me posson bastare, si sarà detto Palazzi prima di lanciare fulmini e saette raccomandando severità implacabile alla Commissione Disciplinare. A un giovedì di perdonismo e approcci morbidi verso chi s'è presentato a capo chino, insomma, ha fatto riscontro una seconda giornata di udienze all'insegna delle misure draconiane: l'unica sentenza comminata, con il corrispettivo pallonaro del rito abbreviato, è stata quella a Thomas Locatelli, che ha concordato lo sconto di un anno sui tre inizialmente previsti. La creatura del presidente Gianfranco Andreoletti, attraverso i propri legali Eduardo Chiacchio e Luca Tettamanti, non ha invece voluto saperne di cospargersi il capo di cenere per le violazioni regolamentari dei suoi (in gran parte ex) tesserati, nonostante un sondaggio effettuato informalmente nella mattinata del 31 maggio - in apertura di processo all'ex Ostello della Gioventù presso il Foro Italico di Roma - in cui si proponeva l'applicazione del meno dieci per chiudere la partita. Un appeasement che ha ricevuto un secco no come risposta. Il futuro, per una realtà calcistica arrivata alle soglie del paradiso del calcio nei playoff di quattro rotazioni terrestri or sono (ko in finale dal Lecce dopo una cavalcata entusiasmante), appare più nebuloso che mai: l'attuale azionista di maggioranza, presidente fin dal secondo anno di vita (il primissimo fu Pietro Zambaiti), sarebbe intenzionato a passare mano. A chi non si sa, dal momento che il sottozero profondo prospettato per l'estate a venire e la necessaria rivoluzione dell'organico - con la cessione obbligata dei pezzi pregiati: Foglio, Cristiano e Cisse su tutti - riuscirebbero a scoraggiare anche i santi.