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Il Pallone d'Oro della gente Karim Benzema ha invitato tutti a crederci sempre. Specie nei momenti di difficoltà che nessuno, in Francia e Spagna, ha ricordato. La mia lettura, da ex concittadino della città del cinema.TuttoB.com
mercoledì 19 ottobre 2022, 07:34Editoriale
di Carlo Pizzigoni
per Tuttomercatoweb.com

Il Pallone d'Oro della gente Karim Benzema ha invitato tutti a crederci sempre. Specie nei momenti di difficoltà che nessuno, in Francia e Spagna, ha ricordato. La mia lettura, da ex concittadino della città del cinema.

Giornalista, scrittore, autore. Quattro libri, tanti viaggi. Tutti di Calcio. Su Twitter è @pizzigo. Su Twitch con @lafieradelcalcio
Lione, 1895.
Chi sono quei tipi? Armeggiano con strani strumenti. Stanno guardando in direzione della fabbrica Lumière. Oggi possiamo dire “filmano” un gruppo di operai che escono dalle officine. Si chiamano Auguste e Louis, e hanno appena inventato la più incredibile macchina da sogni dell’epoca: il cinema.
Lione, 2022
Chi sono quei tipi? Non hanno più strani strumenti ma piccole telecamere e telefonini di nuovissima generazione. Sono partiti dal centro della città, dalla Vieux Lyon, dove i pochi turisti riempiono brasserie segnalate dalle guide, e arrivati nella banlieue della città. Voglio scoprire dove è cresciuto Karim Mostafa l’appena proclamato pallone d’oro.
Il film dei Fratelli Lumière per entrare nella storia deve passare dal nono arrondissement parigino, Prima proiezione al Salon Indien du Grand Café della capitale francese alla presenza di 33 fortunati. In città si diffonde la voce di questa strana macchina che tra lenti e cremagliere muove le fotografie, ma non tutti gli danno il giusto peso. Sono più di 33 quelli che accolgono Benzema in un’altra capitale, quella spagnola, ma non è che c’è sempre e solo considerazione e amore per lui.
Parigi e Madrid lo celebrano come sanno fare le grandi aristocrazie delle città mescolando ammirazione e ipocrisia, Lione tenta inutilmente di far notare che è tutto è nato lì, all’incrocio tra il Rodano e la Saona.

Oggi vediamo il cinema e Benzema sotto una luce, appunto, distorta. Ma lasciamo la settima arte a chi ha titolo per parlarne, invitando però gli appassionati a visitare i luoghi dove i fratelli Lumière (a loro è dedicata l’università della città in cui anche noi siamo stati iscritti, frequentata è osare troppo…) hanno inventato il cinema.

Andiamo al nostro.
Partendo da quella volta in cui alla Part Dieu, la stazione di Lione dove attendevamo l’arrivo dei giornali dell’Italia (sempre in barba alle lezioni dell’Università). Lì abbiamo conosciuto uno dei nostri primi amici scout di calcio. Non lo chiamerei così Laurent, che era soprattutto un appassionato della squadra della sua città, un innamorato del football, uno che, come tanti di noi, vivono troppo intensamente l’affinità con questo gioco che produce dipendenza. Mi raccontava di come l’OL, l’Olympique Lione, che noi in Italia abbiamo trasformato in Lione, non ne azzeccasse una, e che quel Tigana lì, sì insomma era stato un grande giocatore, ma che ad allenare, insomma… Normale grammatica del tifoso, e linguaggio: “adesso basta, via tutti, vogliamo rispetto”. Per una circostanza strana lo incontrai anni dopo, aveva la pancia pieni di trofei, sembrava in cattedra: erano loro all’OL i veri eredi della grande tradizione del calcio francese. Titoli come se piovesse, e tanti giocatori formati nelle loro giovanili. “Uno però è differente, ma veramente differente.” Sapete chi, oggi.

L'omaggio a Tupac
Quando ho sentito dedicare il Pallone d’Oro appena vinto “alla gente”, “Le Ballon d’or du Peuple” ha detto sui suoi social, mentre mostrava il trofeo e il suo abito indossato per omaggiare il leggendario rapper Tupac (la grandezza non sta solo nel segnare gol, quello lo fanno un po’ tutti), ho pensato a Laurent. A lui e, più che a quelli che lo hanno ammirato su ogni campo di calcio in cui ha appoggiato i suoi scarpini (mi sembra un po’ troppo facile, si tratta esclusivamente di guardare le partite), a quelli che lo hanno protetto e difeso nei momenti di difficoltà. Karim ha chiamato sul palco la mamma, la prima protettrice quella a cui aveva fatto la sua prima promessa: una casa con il camino. Non abbondavano certamente a Bron, banlieue lionese dove è cresciuto e che il governo anni fa inserì nelle ZSP, Zone de Sécurité Prioritaire, insomma dove invitava tutti a non avvicinarsi, trasformandolo così in un ghetto. Un ghetto che esulta, almeno oggi: perché certamente in quel peuple a cui si indirizza Benzema, c’è anche tanta gente di quella zona, e a cui Karim si rivolge dicendo loro di non arrendersi. Lo sa che nei momenti bui, di quelli che oggi sui giornali francesi, sportivi e no, non vengono ricordati se non in qualche piccolo boxino, quelli di Bron-Terraillon erano con lui. Perché Karim Benzema al Real Madrid lo hanno pure fischiato, e sui giornali riempito di 4 in pagella, ai suoi bei tempi, ma in Francia gli hanno pure negato per cinque anni la nazionale (ha cercato di inserirsi in una storiaccia dell’ex compagno di squadra Valbuena, finendo poi per diventare lui stesso imputato e condannato) e degradato a francese di serie B: a un certo punto si è rivolto alla federazione dicendo che se proprio gli negavano la maglia blu, lo liberassero per permettergli di mettere la maglia dell’Algeria. Per questo è stato bello e importante che il Pallone d’Oro glielo abbia consegnato Zidane, figlio di immigrati algerini come Benzema (il papà è della Cabilia come i genitori di Zinedine, la mamma di Orano come lo scrittore Albert Camus, altro possibile link della storia di Karim), e più volte etichettato come francese minore, almeno quando finiva dietro la lavagna per espulsioni e comportamento non giudicati adeguati: quando vinci, tutto il mondo è paese, è tutto un allons enfant de la patrie.

Hanno esultato in tanti
Hanno esultato in tanti per il Pallone d’Oro di Benzema, perché è stato un premio meritato, perché sul calcio giocato non ci mettiamo nemmeno a discutere, e non solo perché le righe stanno per finire: Benzema è il calcio, e una delle sue frasi più celebri lo riassume alla perfezione: gioco per la gente che sa di calcio, gioco per la gente a cui piace il calcio. Hanno esultato tutti, certo, ma lui è riuscito a ricordare in mezzo ai lustrini della serata che il calcio è della gente, nasce da lì, ed ha forza sociale unica. Ho esultato anche io, concittadino per qualche mese di Benzema e di Laurent, appassionato vero di calcio come me. Sono certo che si sarà commosso.
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