Interpellato da TuttoB.com, Cristiano Giaretta, ds del Cska Sofia, ha parlato dell’epilogo dei playoff, che hanno sancito il ritorno in serie A del Verona, e degli 'atipici' playout fra Salernitana e Venezia al via questa sera.
Direttore, partiamo da un commento sulla finale playoff: nell’arco delle due gare l’Hellas ha meritato, è d’accordo?
“I numeri nel calcio hanno una loro valenza. C’erano tutte le premesse per ribaltare il risultato dell’andata, compreso il fattore ambientale. Non era facile per il Cittadella giocare in un clima così infuocato. Quanto alla partita, il Verona si è dimostrato più squadra e superiore sul piano delle individualità. La formazione di Venturato se l’è giocata finchè non è rimasta in inferiorità numerica, dopodichè non c’è stata più storia”.
Appunto, le espulsioni. Ingenue e pagate a carissimo prezzo. Ad ogni modo resta una stagione da incorniciare per il Cittadella.
“Parodi era già ammonito e avrebbe dovuto frenare la foga: è andato lungo, finendo per travolgere Bianchetti, ma non voleva fare male. Il secondo giallo, comunque, ci sta tutto. È stato ingenuo, perché in una partita così importante occorre mantenere la lucidità. Lì la gara si è messa in salita per il Cittadella, tuttavia in dieci si poteva ancora fare qualcosa, la casistica è piena di esempi… Poi, però, è arrivata anche la seconda espulsione, ancora più ingenua, che ha compromesso tutto. Detto questo, assolutamente sì, quella del Cittadella è stata una stagione da incorniciare, l’ennesima. Hanno permesso a una città intera di sognare, portando allo stadio tantissimi tifosi. Personalmente ho apprezzato molto le dichiarazioni rilasciate a caldo dal presidente Gabrielli, il quale ha detto “ripartiremo e ci riproveremo l’anno prossimo”. Un bel segnale”.
Con l’avvento di Aglietti si è visto tutto un altro Verona, rispetto alla gestione precedente.
“Conosco bene Alfredo, l’ho avuto due anni con me (a Novara e Ascoli, ndr). Ha portato indubbiamente qualcosa di suo, perché al Verona i valori tecnici non riuscivano ad emergere. E queste sono dinamiche che puoi capire solo dall’interno. Aglietti è stato capace di trovare la chiave giusta e ha rimotivato giocatori importanti”.
Veniamo alle note dolenti, i playout. Tra gli addetti ai lavori è pressochè unanime l’opinione che sia surreale disputare gli spareggi salvezza a distanza di quasi un mese dal termine del campionato. Che ne pensa?
“Surreale è un eufemismo. Sta succedendo di tutto e di più. Giocare i playout in queste condizioni non è logico, né corretto. E non parlo di correttezza in termini di regolamenti, ma sul piano strettamente sportivo. Prendiamo il Venezia: fino a un mese fa erano salvi, tanti giocatori avevano già svuotato gli armadietti e staccato la spina, ora invece si vedono costretti a scendere in campo per giocarsi un’intera stagione. Il campionato è falsato. Non si doveva arrivare a tanto”.
Venezia e Salernitana saranno alle prese con un’ecatombe di defezioni. Un bel rompicapo per i due tecnici.
“Esatto. Non è corretto che qualcuno paghi per le mancanze altrui. Una delle due squadre dovrà giocoforza retrocedere in C, ma poi seguiranno altri ricorsi e ulteriori manovre. La serie B non trova pace. E non ci facciamo una bella figura nemmeno all’estero: sono in contatto con tanti colleghi di diversi paesi e tutti sono basiti e sconcertati”.
Al di là della tenuta fisica, l’incognita maggiore è legata all’aspetto psicologico. Com’è possibile, in questo quadro permeato dall’incertezza dilagante, approcciare uno spareggio da dentro o fuori con la dovuta concentrazione?
“Senza dubbio, è proprio questo il più grande punto interrogativo. Peraltro sono convinto che fino al contrordine le due squadre non si sono allenate. Urge ritrovare testa e motivazioni, ma in questo caso c’è da fare non un grande lavoro, bensì un autentico miracolo”.
L’anno scorso l’Ascoli di Cristiano Giaretta e Serse Cosmi battendo l’Entella ai playout conquistava la salvezza in serie B. Crede che l’attuale tecnico del Venezia abbia le carte in regola per bissare quell’impresa?
“Serse ha tutte le caratteristiche per farcela, è un combattente e soprattutto un grande motivatore. La fortuna dei lagunari è quella di avere lui in panchina, perché è capace di riaccendere la scintilla nella testa dei giocatori. Ma la sfida è aperta”.
A prescindere da come andrà a finire, il sistema calcio ne esce con le ossa rotte e minato nella sua credibilità.
“Regole stravolte, sentenze ribaltate, Consigli direttivi della Lega B che saltano… Ne usciamo veramente male. Abbiamo fatto una pessima figura, non solo in Italia ma anche all’estero”.
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