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Orgoglio Livorno in un 'Bentegodi' spettrale. Il Chievo silura Marcolini e chiede ad Aglietti un'altra magia

Orgoglio Livorno in un 'Bentegodi' spettrale. Il Chievo silura Marcolini e chiede ad Aglietti un'altra magiaTuttoB.com
Aglietti
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 2 marzo 2020, 22:30Editoriale
di Marco Lombardi

Il rischio dell’ennesimo naufragio c’era. Invece il Livorno che non t’aspetti stupisce tutti e con un rigurgito d’orgoglio si prende la licenza di espugnare Verona, sponda Chievo. Arriva da un ‘Bentegodi’ spettrale, causa spalti vuoti per l’emergenza coronavirus, la cartolina della ventiseiesima giornata del torneo cadetto. “L’elettroencefalogramma non è ancora piatto, malgrado le tante bastonate un po’ di sangue c’è ancora…”, aveva dichiarato alla vigilia Roberto Breda. Sul campo se n’è avuta la conferma. Ha funzionato il 3-4-3 cucito addosso agli amaranto, protagonisti di una gara attenta e ordinata. Un gol sfiorato nel primo tempo (prodigioso Semper), uno segnato nella ripresa. Decisivo. Quanto basta per smitizzare il tabù Chievo, mai battuto negli undici precedenti (dieci ko conditi da un pari). Difficilmente il blitz in terra veronese, il primo stagionale lontano dall’’Ardenza’, consentirà ai labronici di evitare la discesa negli inferi della Serie C (impietoso il gap di -10 dalla zona playout), ma il segnale lanciato è importante perchè suffraga l’intenzione di onorare il campionato fino in fondo. E aumenta i rimpianti. Punito un Chievo arruffone e presuntuoso, che pensava di aver vita facile con la cenerentola. Figura barbina e sconfitta bruciante per i mussi volanti. Un bagno di umiltà di quelli severi. Come prevedibile, il club della Diga non ha gradito e a farne le spese è stato Michele Marcolini, disarcionato dalla panchina. Troppo ondivago, per non dire anonimo, il ruolino di marcia della sua (ex) creatura, sempre in procinto di compiere il definitivo salto di qualità, salvo poi liquefarsi puntualmente alla prova del nove, e ora sprofondata nella terra di mezzo della classifica. Il presente si chiama Alfredo Aglietti, reduce dalla rocambolesca promozione in Serie A con i cugini dell’Hellas dopo una rimonta da urlo in finale playoff. A lui il compito di bissare quell’impresa. Come? Riaccendendo il sacro fuoco e restituendo ‘credibilità’ ad un gruppo che ha tutte le carte in regola per sedersi al tavolo delle prime.