CorSport - Catanzaro sogna con Pittarello l'implacabile
Una settimana che non dimenticherà facilmente Filippo Pittarello, passato nel giro di pochi giorni dalla laurea in economia a quella del campo, facendo volare le Aquile a Modena con trasformazione di rigore procurato. Tre punti che profumano, nel pomeriggio di maggior orgoglio stagionale per la tifoseria giallorossa, in Emilia in oltre 1.300 unità.
Pittarello, dottore del gol
Pittarello, anzi il dottor Filippo Pittarello, ha avuto giusto il tempo di gioire per la laurea in economia aziendale, conseguita col massimo dei voti discutendo una tesi in diritto bancario su investimenti e sponsorizzazioni nel calcio, una settimana fa e poi, tra un allenamento e l’altro, ha fatto irruzione nel momento topico di Modena-Catanzaro, dimostrando di essere in grado di ribaltare la gara. Finora ha trovato poco spazio (11 presenze partendo titolare solo 3 volte) e ancor meno reti, anche se 2 centri nelle ultime 3 gare non sono niente male. «È stata una soddisfazione immensa – afferma Pittarello –, perché arriva dopo un momento personale delicato. Sto facendo fatica a trovare spazio, e la mia unica arma è di allenarmi bene e sfruttare le chances che mi dà l’allenatore: coronarle con rigore procurato, gol e vittoria della squadra è il massimo». Non era facile entrare col Modena che attaccava: «Da giocatore – specifica il nº 8 giallorosso –, subentrare in una gara del genere è difficile, perché bisogna prendere il ritmo che ti chiede la gara e si rischia di soffrire, devi provare a sfruttare ogni occasione. Al momento del rigore c’è stato grande rispetto da parte di Pontisso che aveva segnato dal dischetto nella gara precedente e Cisse, che mi hanno lasciato la possibilità di calciare. Ho messo il pallone sul dischetto e ho fatto gol», liberando il boato dei tifosi assiepati a pochi metri.
Pittarello, altro sud
Pittarello sta vivendo la prima esperienza a un parallelo più basso rispetto a quello della sua Padova: «Sono a Catanzaro da un anno e mezzo. All’inizio, da ragazzo del Nord, avevo in testa certi stereotipi: poi, quando ti ambienti, capisci che la gente ha uno spessore umano diverso e vuole sempre lasciare un segno – confessa –. In trasferta vengono migliaia di tifosi a sostenerci dandoci tutto a prescindere dal risultato, poi se facciamo schifo è giusto che fischino, ma nei 90’ sentiamo l’attaccamento». Un anno fa non aveva ancora segnato, facile virare sul pensiero che ha su Aquilani: «Il mister anche quando si arrabbia resta una persona buona. Col suo carattere riesce a trasmetterci le cose e noi vogliamo insistere. Solo il torneo ci dirà quale sarà il nostro destino».


