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Dalla poesia al disastro

Dalla poesia al disastroTuttoB.com
© foto di Federico De Luca
sabato 16 maggio 2015, 21:12Catania
di Francesco Becciani

Aberranti, deludenti, derisi e imbarazzanti. No, non è l’incipit di qualche poesia neorealista, non è neanche una rima combinata da qualche autore ottocentesco alla ricerca delle parole giuste per descrivere chissà quale avvenimento vissuto. Non saremo certo poeti, di certo incompresi, ma non dal sublime intento di ammaliare il lettore con gergo aulico e strofe sonaniti. Umili descrittori, semmai, di una cruda realtà che ad oggi si consuma lentamente dietro gelide mura erette contro tutto e tutti.

Sarà un balzo un po’ forzato, certamente, quello che spazia dalla poesia al calcio, ma il soffice cuoio e la durezza dei tacchetti raccontano a volte storie degne di essere raccontate, per emozioni, passioni e sensazioni che sanno suscitare in chi le vive e nei lettori. Che sia l’epilogo della stagione adesso è cosa ovvia, ed in cadetteria le somme ormai possono cominciare ad essere tirate. Conto più, conto meno, se di somme si tratta, il Catania ormai è quasi alla fine della sua annata più deludente dell’era Pulvirenti. I numeri purtroppo per chi fa questo mestiere, sono il resoconto inevitabile al quale far fronte, nel bene e nel male. Se tanto di “bene” si è fatto in passato, con promozioni e salvezze storiche, con imprese raggiunte, lottate e guadagnate, il “male” in cui naviga senza sosta il buon vecchio Catania ormai è un mare dove il confine è difficile da trovare. Due stagioni, 81 partite, 80 punti. Una media da retrocessione quasi costante e mai, o quasi, la possibilità di poter rivivere speranze di redenzione. Quello di quest’anno nella fattispecie è un cammino aberrante, fatto da ombre e qualche pallida luce, con giocatori sicuramente di categoria, se non di più,  ma con risultati che parlano da soli. 48 punti, 12 vittorie, 12 pareggi e 17 sconfitte. Già, 17 sconfitte, per chi ad inizio anno doveva ammazzare il campionato, con ingaggi faraonici per la categoria e nomi che intimoriscono quasi ogni squadra presente in questo umile campionato. 

Cinque vittorie il confine di demarcazione tra luce ed oscurità. Cinque vittorie, quelle che fino a poco più di un mese fa hanno consegnato il Catania fuori dalla zona salvezza, proiettandola anche a sperare in qualcosa dal dolce sapore utopico che rende i sogni degni d’essere vissuti. Il confine tra sogno e realtà purtroppo (o per fortuna) è labile. Così la sberla di Bologna ha fatto tornare tutti coi piedi per terra, o forse ha fatto crollare verticalmente un edificio costruito con legna, pietre e fango, stabile apparentemente ma vulnerabile alla prima raffica di vento. L’epilogo della stagione parla da solo. Catania incapace di vincere ed umiliato contro i derelitti Brescia e Cittadella, riuscendo a togliere ogni briciolo di dignità ad un stagione ormai verso il tracollo ed ancora a rischio retrocessione. I 48 punti non regalano serenità ed ancora ad una giornata dal termine la possibilità di fare i play-out esiste e stavolta non è per niente troppo utopica. Tutto assurdo, surreale ed inimmaginabile. Del futuro? Meglio non parlare e lasciare a chi di parole auliche è maestro, trasformare la “poesia” in fatti, tangibili e concreti. O forse chissà magari è arrivato il tempo di dire una parola sola, per nulla poetica ma dal crudo sapore reale: “fine”, stavolta non solo alla disastrata stagione del Catania.