Bari, il tifo organizzato alza il tiro: ben cinque striscioni da inizio stagione. Riaffiorano i ricordi della presidenza Matarrese
A Bari, per certi versi, sembra di essere tornati indietro nel tempo, per la precisione agli anni della presidenza Matarrese quando molteplici furono le contestazioni nei confronti della proprietà. Il clima che si respira attualmente nel capoluogo pugliese non è dei migliori ed è figlio di una serie di dichiarazioni e situazioni che partono dal giorno successivo alla finale play-off persa contro il Cagliari l’11 giugno. Eppure, mai nessuna società aveva goduto forse della fiducia che la piazza aveva riposto nei De Laurentiis, sia sotto il profilo calcistico, sia sotto quello istituzionale e politico accordatagli dal Sindaco Antonio Decaro nel 2018 che è poi coincisa negli ultimi anni con una manutenzione straordinaria del “San Nicola”, la prima vera e propria dalla sua inaugurazione in occasione dei Mondiali del 1990 in Italia. Un clima di netta contrapposizione nei confronti di Luigi, numero uno biancorosso, dal momento del suo approdo in terra barese, mai si era registrato. Solo uno l’episodio, in realtà, quello dell’aprile 2021 con una serie di tensioni evidenti culminate nei giorni successivi alla sconfitta in casa della Turris per 3-0. I biancorossi infatti, in occasione della ripresa degli allenamenti, furono accolti da uno striscione che così recitava: “Se non ci credete, questa fine farete” con tanto di testa di maiale ben in vista sui cancelli del “San Nicola”. A distanza di due anni, con una promozione ottenuta in B e un’altra, in massima serie, sfiorata, le dinamiche sembrano essere ben diverse ed il clima ostile nei confronti del patron De Laurentiis ancora più rimarcato. Da inizio campionato, ben cinque sono gli striscioni, dentro (tre) e fuori l’astronave di Renzo Piano, che il tifo organizzato ha prodotto indirizzandoli alla società.
Il primo, il 30 agosto contro il Cittadella che così recitava: “Prestiti da elemosinare, niente acquisti di proprietà: non scherzate con la nostra fedeltà”. Il riferimento, chiaro e limpido, alla gestione della campagna acquisti fatta per la maggior parte di prestiti con, fra i nomi più in vista, solo quello Achik a rappresentare un acquisto di proprietà. Contro il Catanzaro, ecco il secondo messaggio: “Amiamo la nostra maglia sudata, pretendiamo programmazione e una società innamorata”. Del resto, fra le accuse maggiori rivolte alla proprietà, vi è la mancanza di programmazione, di un futuro di cui i numerosi prestiti ne sono la più valida testimonianza. Poi, contro il Modena, al debutto di Marino sulla panchina dei galletti, la rottura totale con i gruppi organizzati che hanno lasciato gli spalti della Curva Nord vuoti per 15’ con un altro striscione ben visibile che riportava: “Ssc: questo vi meritereste” per quella che rappresentò la prima vera e propria presa di posizione netta contro la società.
Lo scambio di vedute acceso del numero uno biancorosso con un tifoso, durante il match Bari-Venezia di sabato scorso, terminato 0-3 in favore dei lagunari, ha fatto poi il resto. La reazione della Nord è stata immediata e testimoniata dai due striscioni affissi sui cancelli del “San Nicola” nel giro di 24h. Il primo riportante “Porta rispetto per chi paga il biglietto” come chiaro riferimento all’accaduto del sabato precedente, il secondo ancora più duro con la frase “Orgoglio e appartenenza non hanno scadenza a differenza della tua presidenza”. Ad essere nuovamente chiamato in causa è stato anche il Sindaco Decaro che intervenuto a TeleBari durante la rubrica “Il Bianco e il Rosso” condotto da Enzo Tamborra ha pubblicamente fatto un appello al patron Luigi spiegando come "per una ferita così grande (riferimento alla finale play-off persa), la cura, e quindi la campagna acquisti, debba essere altrettanto forte, importante" invitandolo, in occasione della sessione invernale di mercato, a "rinforzare l’organico".
Analizzata l’attualità e l’ordine cronologico degli eventi, in parte della tifoseria barese riaffiorano ricordi del passato, legati alla presidenza Matarrese e alle altrettante numerosissime contestazioni vissute per un feeling in realtà mai nato fra le due parti. Basti pensare che anche in occasione della promozione in A della stagione 1996-1997, i baresi fecero sentire la propria voce in più di una circostanza a partire da un Bari-Cosenza, terminato 1-0, in cui la Curva restò vuota e proseguendo con vari striscioni come “Quando una promozione è figlia di una contestazione” e “Matarrese vattene”. Nel nuovo millennio, numerosi sono stati gli scollamenti fra società e tifoseria, come quello di Bari-Udinese del 2000 con lo striscione in Curva Nord riportante: “Per la nostra dignità, per il bene della città”. Degno di nota è anche il “Meritateci” dell’anno della retrocessione sul campo in C1 come anche una data storica in negativo, il 21 aprile 2002, quando ad assistere a Bari-Cittadella 3-2 vi furono soltanto 51 spettatori, sintomo di una piazza che voleva lontano da Bari la proprietà Matarrese.
Nel 2007 invece, per tutta la città, furono affissi dei “Via Matarrese da Bari”, antecedenti all’approdo di Antonio Conte che nella stagione 2008/2009 portò i galletti in Serie A. Dopo la quiete dell’annata in massima serie con Ventura in panchina, la successiva, l'ultima in A vide, a termine del mercato invernale, una bomba carta esplodere sotto l’abitazione del presidente Matarrese reo di non aver effettuato acquisti all’altezza. Di rilievo anche quanto accadde nel post-partita di Bari-Fiorentina 1-1 poche settimane dopo con parte della tifoseria che aspettò i giocatori dinnanzi alla porta da cui uscivano con le proprie autovetture. Il fallimento della stagione 2013-2014 mise fine a decenni di alti e bassi con i Matarrese, ma anche con i presidenti che i susseguirono successivamente, da Paparesta a Giancaspro, non furono da meno. A Bari la Serie A manca da dodici anni, un periodo molto lungo forse mai registrato in tutta la storia del club biancorosso. Il più grande rimpianto, ad oggi, resta però ancora quel palo di Folorunsho che grida ancora vendetta: chissà cosa ci saremo trovati a commentare oggi, di certo, forse, non quanto la realtà ci sta proponendo.