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ESCLUSIVA - Serena: "Forte legame con Venezia. Fusione fu azzeccata"

30 maggio 2020 11:20 di Giuseppe Malaguti    per tuttoveneziasport.it  
ESCLUSIVA - Serena: "Forte legame con Venezia. Fusione fu azzeccata"

Michele Serena è stato un giocatore ed allenatore del Venezia. L’amore per la sua città, il suo percorso da giocatore fino ad arrivare alla nazionale. L’importanza per un allenatore della figura del direttore sportivo, l’attualità e tanto altro nell’intervista in esclusiva rilasciata a Tutto Venezia Sport.  

Lei è stato un giocatore della Mestrina, poi diventata Mestre. Subito dopo ha vissuto la fusione confluita con il Venezia-Mestre giocando due stagioni con la maglia arancioneroverde, nel periodo di presidenza Zamparini alla fine degli anni 80. Che periodo è stato quello?

“Sul campo si è vinto subito con la promozione dalla Serie C2 alla C1 nella stagione 1987-88; avevo come allenatore il compianto Ferruccio Mazzola e come Presidente Maurizio Zamparini. La fusione credo sia stata una scelta azzeccata sotto il profilo sportivo. In quel periodo c’erano due realtà uguali, entrambe le squadre militavano nella Serie C2, questa fusione fu creata per cercare di fare qualcosa di importante. All’epoca, io ero un ragazzino, avevo 17 anni; il discorso dei colori della maglia, arancio e verde dovevano avere lo stesso identico spazio, era l’argomento principale.”  

Una carriera da giocatore passando per tanti club importanti, anche all’estero nell’Atletico Madrid. La svolta è arrivata nella stagione con la Sampdoria. Un cambio radicale nel ruolo. Una trasformazione da punta a difensore di sinistra, pur essendo un destro naturale, fino ad arrivare nel giro della nazionale con Dino Zoff. Come è avvenuto questo cambiamento?

“Dopo le stagione con il Venezia-Mestre sono andato alla Juventus, dove ho esordito in Serie A. Dopodichè sono stato un anno al Monza per poi tornare in Veneto all’Hellas Verona dove ho sempre giocato come punta. In un paio di gare, il mio allenatore di allora, Eugenio Fascetti, mi utilizzò come centrocampista centrale e una volta anche come terzino. Ma il grande cambiamento del ruolo è avvenuto alla Sampdoria con Sven-Goran Eriksson. Nel ruolo di terzino sinistro giocava Marco Rossi -posso anche dire che è stato un colpo di fortuna perché alla fine sono arrivato sino alla Nazionale nel ruolo proprio di terzino sinistro- in una partita contro il Foggia di Zeman, schierato con il classico tridente con Roberto Rambaudi, Igor Kolyvanov e Pierpaolo Bresciani, io ero in panchina e proprio davanti a me Rossi si strappa. A quel punto Eriksson mi dice che devo entrare; stupito gli dico: “Io! Non ho mia giocato in quel ruolo, cosa devo fare?” il Mister con il suo modo flemmatico mi risponse: “Ti dice Mannini”. Moreno Mannini era il difensore centrale di quella Sampdoria insieme a Pietro Vierchowod ed era la prima Samp del dopo Boskov. Ecco il mio ruolo è nato in questo modo. Da lì in poi ho sempre giocato terzino di sinistra sino ad arrivare alla Nazionale, pur essendo un destro naturale.”

Michele Serena allenatore. Un percorso cominciato proprio dalle giovanili del Venezia, per poi passare alla prima squadra (due stagioni dal 2007-2009 e poi il ritorno nel 2014-15). Cosa vuol dire allenare la squadra della propria città?

“Io sono legato morbosamente alla mia terra. Fare l’allenatore per la squadra della mia città l’ho fatto grandissimo ardore, determinazione e impegno. Ho avuto soprattutto la fortuna di lavorare con due direttori sportivi, persone incredibili che mi hanno insegnato tanto, ovvero nella prima esperienza Andrea Seno e nella seconda Ivone De Franceschi. Dal punto di vista professionale sono state due esperienze condivise totalmente con il dirigente che durante l’anno ti sta affianco.

Cosa pensa del Venezia attuale, con alla guida un giovane mister come Alessio Dionisi?

Dionisi lo conosco bene avendogli giocato da allenatore contro, quando lui allenava l’Imolese. La sua squadra giocava un buon calcio, così come il Venezia di oggi. È un allenatore che propone un certo tipo di calcio con un sua precisa identità. Il Venezia è una squadra abbastanza giovane forse in alcuni casi è mancata un pò di malizia ed esperienza. Il campionato di Serie B è un torneo difficile, lungo e logorante e se non riesci ad avere un certa continuità, ed è forse quello che manca al Venezia attuale, rimani sempre in una zona di classifica pericolosa. È uno dei giovani allenatori più preparati, Dionisi mi piace molto non solo per come fa giocare la squadra, ma anche nel modo di porsi e comunicare. L’ho incontrato a Coverciano recentemente per la panchina d’oro: mi ha fatto davvero un’ottima impressione.”    

Il 20 giugno anche la Serie B, come la A, riparte? Cosa pensa e che scenari potrà avere questo nuovo inizio?

“Ripartire è molto difficile. In una situazione di normalità, quando c’è una sosta tra un campionato e l’altro, i giocatori stanno fermi un mese non di più. Adesso sono fermi da tanto tempo. Conseguentemente è difficile ipotizzare degli scenari perché quello che è successo, anche al mondo del pallone, è un fatto totalmente nuovo. L’unica cosa che posso dire, essendoci delle partite molto ravvicinate -una sorta di mini-torneo- è chi ha una rosa più strutturata, anche numericamente, potrà avere qualche chances in più per superare le difficoltà che si presenteranno sicuramente.” 

Da allenatore quale è stato il giocatore che lo ha impressionato di più?

“Non ho dubbi: Nicola Madonna, quando allenavo lo Spezia. Lui giocava esterno alto di destra, in un classico modulo del 4-4-2 o 4-3-3. Insieme al Direttore Sportivo, di allora, Moreno Zocchi abbiamo pensato di farlo giocare terzino di destra. Abbiamo pure coinvolto il Papà del giocatore, Armando Madonna ex giocatore dell’Atalanta che conoscevo bene avendo fatto con lui i corsi di allenatori, per capire e sondare come poteva essere questo cambio di ruolo. Morale della favola: è diventato il più forte terzino destro che io ho allenato. Devo dirlo è venuto fuori un ottimo lavoro.”   

In questo momento, da allenatore, quanto le manca il campo?

“Onestamente più che il campo mi manca, ricollegandomi con quanto detto prima, l’opportunità di lavorare a 360 gradi con il Direttore Sportivo e condividere con lui la quotidianità. Mi piacerebbe lavorare con una persona che conosco. Per quotidianità intendo davvero tutto: vivere insieme, la società, lo spogliatoio, la stampa e tutto il resto. Il Direttore Sportivo è una figura fondamentale e di riferimento per un allenatore perché vive a suo contato tutti i giorni. Mi piacerebbe ricreare una coppia professionale molto legata e solida, lo stesso tipo di rapporto che avevo, per esempio come detto con Seno e De Franceschi al Venezia e Zocchi allo Spezia.”


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