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Da "modello" a "zimbello"?

Da "modello" a "zimbello"?TuttoB.com
© foto di Federico Gaetano
martedì 23 giugno 2015, 16:30EDITORIALE
di Francesco Becciani

"Oggi è morto il calcio. Non si può fare un c***o, una m*****a”. 

Rimbombano ancora, incessanti, rumorose e ossessionanti queste stridule parole, gridate con rabbia in un triste pomeriggio di fine ottobre del 2012. Era il Catania dei record assoluti, con alla guida Maran e un ottavo posto che gonfiava il petto di tutti, gli orgogliosi, dirigenti, giocatori, sostenitori, insomma proprio tutti del raggiante capoluogo etneo. Siamo alla fine della stagione 2012/13 (appena due anni or sono, per intenderci) e il Catania era nominata come una delle più solide società modello dell’intero palcoscenico nazionale. Crescita costante, plusvalenze, allenatori lanciati, società solida e competente, che aveva permesso come ciliegina la creazione del centro sportivo di Torre del Grifo, un vero e proprio gioiello. Insomma un fiore all’occhiello all’interno di una triste realtà calcistica dove non sempre le cose sono così rosee. Ma attenzione, perché da modello a zimbello la rima è ad un passo, e forse non solo quella.

Torniamo a noi, e a quelle parole sopra citate, che appartengono al presidente Pulvirenti dopo una serie di torti arbitrali subiti dai suoi rossoazzurri nella sconfitta con la Juventus.

Mai parole furono più adatte. Mai parole, forti parole, sono più adatte oggi a descrivere i tumultuosi pensieri dei sostenitori, dei giornalisti, e di tutti quelli che sono stretti attorno alle tristi sorti del Catania.

Cosa si può fare? Apriamo le braccia e sospiriamo, sperando che sulla strada di chi ama questi colori possa passare un treno che porti verso pensieri migliori. Di treni però è meglio non parlarne. Già, perché proprio “I Treni del Gol” è stata denominata l’operazione che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare proprio per Pulvirenti, Cosentino, Delli Carri, Impellizzeri, Di Luzio, Milozzi e Arbotti. In sostanza? 5/6 partite truccate ai fini di evitare la retrocessione, con contorno di flussi anomali sulle partite ormai certe, giusto per non andarci sotto nel bilancio. Il “treno” sarebbe, in questo ammaestrato gergo criminoso, il giocatore, e l'orario del treno equivale al numero di maglia. Evidentemente tanto bastava al previdente presidente e ai suoi uomini per evitare di essere incastrati, o meglio così credevano. Le intercettazioni rilevate parlano estremamente chiaro e lasciano pochi dubbi, anche ai più scettici. Un attimo, alt, intercettazioni? Si perché tutta l’indagine parte da un altro episodio, sempre legato a Pulvirenti. Già, proprio lui stesso, tra febbraio e marzo, avrebbe denunciato in Questura delle minacce di morte ricevute, e proprio da quest’episodio le successive indagini avrebbero portato però ad altri risultati, sfocianti su reati di frode sportiva. Da vittima a colpevole dunque, almeno stando a questo primo filone di indagine giuridica. 

Disgusto? Disprezzo? Compassione? Difficile trovare la parole giuste. Difficile capire la necessità di operare in questo modo. Difficile capire come si è arrivati a questo punto, dalla stagione dei record di appena 24 mesi fa, fino alle porte del baratro. Difficile digerire il risveglio odierno, per tutti coloro che amano questa maglia, e difficile dare la spiegazione logica sul futuro. Cosa accadrà? Cosa si può fare? La sensazione è che la risposta sia contenuta nella prima frase di quest’articolo, con una citazione tanto cara al presidente Pulvirenti, disgustato proprio da quel genere di calcio nel quale nuota oggi, sommerso fino al collo.

L’unica certezza, è un bandierone, che sventola raggiante costantemente sugli spalti del vecchio amato “Cibali”. Un bandierone bianco con i bordi rossoazzurri. Un bandierone dove campeggia una scritta latina, alla quale si aggrappano tutte le speranze etnee: “Melior de Cinere Surgo”, confidando ancora una volta nella saggezza dei latini, che vada come vada, possa restare ancora oggi una certezza invalicabile.