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Serie B, il pagellone dell'andata

Serie B, il pagellone dell'andataTuttoB.com
© foto di Gabriele Di Tusa/TuttoPalermo.net
venerdì 12 gennaio 2018, 00:01EDITORIALE
di Marco Lombardi

Giunti al giro di boa del campionato, è tempo di stilare un primo bilancio. Ecco i voti alle 22 squadre della serie B. 

Ascoli: prima parte di stagione pesantemente condizionata dagli infortuni seriali occorsi ai giocatori più rappresentativi della rosa (Favilli, Rosseti, Mignanelli, Padella, Mengoni…). Un’infermeria più affollata di un lazzaretto ha compromesso il lavoro del ticket Maresca-Fiorin: squadra precipitata all’ultimo posto e inevitabile ribaltone in panchina. La scelta del nuovo tecnico cade su Serse Cosmi, allenatore capace di infiammare una piazza passionale come poche. E l’Ascoli ne trae immediato giovamento inanellando, malgrado un organico raffazzonato e ridotto all’osso,  4 risultati utili consecutivi. Che consentono ai bianconeri di abbandonare lo scomodo ruolo di fanalino di coda e di guardare con fiducia al ritorno.  Voto: 5.5

Avellino: gira la boa a quota 25 punti, in linea con l’obiettivo salvezza. L’infortunio di Morosini, giocatore in grado di spostare gli equilibri in cadetteria, ha penalizzato la squadra e scombussolato i piani di Walter Novellino. Che ha dovuto fare di necessità virtù. Una crisi transitoria, intercalata fra l’ottava e la decima giornata, e la vicenda ʿMoney Gateʾ non hanno inciso più di tanto sull’economia di un girone d’andata tutto sommato sufficiente.  Voto: 6

Bari: luci e ombre, nonostante un lusinghiero quarto posto. Solo 3 i punti che separano i galletti dalla seconda piazza, occupata dal Frosinone, che vale la A diretta, ma già 7 le sconfitte incassate, di cui 5 in trasferta. Troppe, specie se rapportate alle 2 complessive della capolista Palermo e del Frosinone stesso, per chi ambisce alla promozione senza passare dalla porta di servizio. La mancanza di continuità il limite maggiore evidenziato finora dai pugliesi. Che hanno nel ʿSan Nicolaʾ il loro punto di forza (25 i punti conquistati tra le mura amiche sui 34 totalizzati), ma paiono legati a doppio filo alla buona vena della premiata ditta Improta-Galano (20 gol in due). Voto: 6.5 

Brescia: chiude l’andata incassando una rovinosa sconfitta interna ad opera dell’ex fanalino di coda Ascoli, mutilato dalle assenze. Squadra inesorabilmente Caracciolo-dipendente e secondo peggior attacco del campionato con appena 19 reti all’attivo, in coabitazione proprio con i piceni. Solo il Carpi ha fatto peggio. Una difesa solida ed esperta, guidata dal ʿcaliffoʾ Gastaldello, ha consentito di limitare i danni. L’avvicendamento in panchina finora non ha sortito i risultati sperati, anzi… Voto: 5

Carpi: gli emiliani non hanno pagato lo scotto della rivoluzione copernicana inaugurata in estate (nuovo ds, nuovo allenatore, rosa rifondata). Squadra poco incline allo spettacolo, ma compatta, organizzata e cinica, sebbene le 18 reti messe a segno facciano del Carpi l’attacco meno prolifico del torneo. Buona la fase difensiva, con appena 23 reti al passivo. Superlativo Colombi, autentico valore aggiunto. Girare a 29 punti è tanta roba. Voto: 6.5

Cesena: inizio di stagione disastroso, scandito da sconfitte rovinose e umilianti, culminato con l’ultimo posto in classifica e l’esonero di Camplone. Che ha pagato anche per colpe non sue. L’avvento di Castori ha rigenerato una squadra sfiduciata, in piena crisi d’identità e col morale sotto i tacchi, traghettandola in zona salvezza. I limiti atavici della rosa, quelli no, restano immutati. E il gioco di rimessa, speculativo, praticato dai bianconeri incarna la versione più trita del catenaccio italico, riflettendo le lacune tecniche di un centrocampo prettamente muscolare, privo di fosforo e geometrie. Sorpresa Jallow. Voto: 5.5

Cittadella: non è mai facile ripetersi ad alti livelli, i veneti ci stanno riuscendo. Squadra collaudata, cementata attorno alla sapiente regia di capitan Iori, e ben allenata. Una compagine sicura di sé, spavalda. Che gioca un calcio mnemonico, armonico e propositivo. A tratti spumeggiante. Ma che incontra difficoltà con le formazioni tutte rintanate in difesa. Ecco spiegato perché i granata si esprimono meglio in trasferta, dove finora hanno raccolto di più che al ʿTombolatoʾ. Resta il rammarico per qualche punto gettato alle ortiche sciaguratamente: clamorosi gli harakiri contro Cremonese e Avellino che hanno impedito al Citta di chiudere l’andata in zona promozione diretta. Voto: 7

Cremonese: non stupisce vederla così in alto. Squadra esperta, solida, cinica. Costruita con criterio, completa in ogni reparto e plasmata da un grande allenatore. Un cammino regolare ha consentito ai grigiorossi di consolidare la propria posizione a ridosso delle prime della classe. Se il buongiorno si vede dal mattino… Voto: 7

Empoli: la fretta è sempre cattiva consigliera. E così succede che non si conceda tempo a Vivarini di inculcare alla squadra la propria filosofia di gioco, quel 3-5-2 marchio di fabbrica del tecnico abruzzese. Che  è stato silurato con l’Empoli in piena zona play-off, a un tiro di schioppo dalle prime due posizioni. Decisione quanto meno ʿopinabileʾ, che ha lasciato basiti gli stessi giocatori. Giustificata con un rendimento al di sotto delle attese. Evidentemente la dirigenza toscana riteneva di poter vincere a mani basse la serie B…  Al nuovo timoniere Aurelio Andreazzoli - secondo quanto si vocifera caldeggiato da Spalletti - l’arduo compito di contendere a Palermo e Frosinone la A diretta. Voto: 5.5

Foggia: qualche errore di valutazione in sede di allestimento della rosa, con alcuni elementi della squadra promossa dalla Lega Pro che hanno dimostrato di faticare ad assorbire l’impatto con la categoria superiore. Malgrado limiti strutturali (difesa inadeguata) e infortuni di giocatori importanti (Agnelli, Nicastro, Mazzeo…), il Foggia ha sempre espresso un buon calcio. Propositivo e spregiudicato. Affrontando a viso aperto anche gli avversari più quotati, senza mai fare le barricate. Pagate a caro prezzo però, in termini di punti, ingenuità grossolane. Ma anche l’incapacità di gestire il risultato nei momenti topici delle gare. Specie allo ʿZaccheriaʾ, paradossalmente diventato terreno di conquista. Voto: 5

Frosinone: una delle due ʿcorazzateʾ del torneo, l’altra è il Palermo. Il secondo posto in classifica riflette fedelmente i veri valori. Squadra ben costruita e completa in ogni reparto. Di grande livello. Che poggia sull’esplosività dei tre tenori  Ciano, Daniel Ciofani e Dionisi: un lusso per pochi in serie B. L’omogeneità della rosa ha consentito ai ciociari di sopperire anche ai gravi infortuni occorsi ai pilastri Paganini e Sammarco. Dopo l’impresa salvezza di Vercelli dello scorso anno, mister Longo si conferma tra i migliori tecnici emergenti: a lui il compito di riuscire laddove Marino ha fallito. Da registrare la fase difensiva: troppi 27 gol al passivo. Voto 7.5   

Novara: prima parte di stagione deludente, malgrado un organico di tutto rispetto. L’attardata e preoccupante posizione in classifica, ai margini della zona rossa, è lo specchio di un cammino costellato di prestazioni altalenanti. Specie tra le mura amiche, dove gli azzurri hanno rimediato la miseria di 9 punti sui 24 complessivi. Lontano dal ʿPiolaʾ, viceversa, i gaudenziani hanno sovente espresso un buon gioco, conquistando anche successi importanti (Palermo, Venezia…). Detto questo, errori arbitrali, infortuni e quant’altro non possono giustificare un ruolino di marcia così deficitario, rischiando di apparire meri alibi. Voto 5

Palermo: conquista il titolo platonico di campione d’inverno. Squadra che non c’entra nulla con la serie B: dato suffragato dalla capacità di guadagnare e blindare la vetta della classifica pur prescindendo dall’asso Nestorovski e, in senso lato, dal contributo di 8-10 nazionali, per una buona fetta dell’andata. Bene mister Tedino, cui va riconosciuto il merito di aver cementato e ritemprato un gruppo reduce da un’amara retrocessione, avvolto in un clima di profonda sfiducia e contestazione generale. Le vicende extracalcistiche, sfociate nell’istanza di fallimento avanzata dalla Procura del capoluogo isolano, non hanno scalfito la leadership rosanero. Voto 8

Parma: inizio di stagione a corrente alternata, con 3 sconfitte e altrettante vittorie nelle prime 6 giornate. Dopo una fase di assestamento, i ducali hanno ingranato le marce alte, agguantando provvisoriamente la vetta della classifica. A complicare i piani di D’Aversa  ci hanno pensato gli infortuni occorsi a Ceravolo prima e Calaiò poi. Che hanno danneggiato la squadra, spogliandola di bocche da fuoco letali. I sostituti non si sono dimostrati all’altezza e il Parma ne ha risentito (appena 1 gol negli ultimi 4 turni di campionato), scivolando in quinta posizione. Piazzamento comunque lusinghiero, in linea con l’obiettivo (dichiarato) dei play-off. Voto: 7

Perugia: busillis umbro. Avvio di stagione dirompente, scandito da vittorie roboanti e sprazzi di gioco spumeggiante: 13 i punti raccolti nelle prime 6 giornate. Poi un lento e inesorabile declino. Inspiegabile. La scioccante sconfitta (3-0) a domicilio rimediata ad opera dell’ex fanalino di coda Cesena segna la fine dell’era Giunti, sostituito da Breda. Ma i problemi restano e il Grifo non riesce a riemergere da una posizione di classifica che, stante un organico di prim’ordine, non gli appartiene. Perplessità circa la gestione di giocatori importanti (in primis Falco ma anche Emmanuello, quest’ultimo peraltro già partito per altri lidi), strappati in estate ad una folta concorrenza e costretti a ʿmuffireʾ in panchina. Voto: 5

Pescara: probabilmente, rettifico, senza dubbio, la più grande delusione, considerato che l’organico biancazzurro è di prima fascia. Chiudere l’andata all’11° posto, avendo goduto del ʿparacaduteʾ, significa che il Pescara, finora, ha fallito clamorosamente. Vero è che i conti si fanno alla fine, ma al momento, ribadisco, proprio non ci siamo. Kafkiana poi la vicenda Ganz: prima si sbaraglia la concorrenza di mezza serie B per accaparrarsi l’attaccante, poi esplode Pettinari e si sentenzia che l’ex Verona non è congeniale agli schemi (senza nemmeno concedergli la chance di dimostrare il proprio valore e/o l’eventuale capacità di adattarsi all’integralismo zemaniano). Infine la cessione all’Ascoli. Che sentitamente ringrazia. Il resto è una squadra che sa giocare un buon calcio, ma incarna alla perfezione la mancanza di equilibrio e l’incapacità di gestire il risultato tipiche delle creature del vate boemo: l’harakiri interno col Frosinone (3-3 finale, dopo essere stati avanti 3-0) e la sconfitta per 4-2 di Cesena (Pescara in vantaggio 2-1 a 10’ dalla fine), ma gli esempi si sprecano, sono eloquenti. Completa il quadro, a tinte fosche, una fase difensiva imbarazzante: 37 reti subite fanno del Pescara la quarta peggior retroguardia del campionato. Date queste premesse, pare utopistico , al momento, nutrire ambizioni di vertice… Voto 4

Pro Vercelli: stagione nata sotto una cattiva stella. Tanti gli errori commessi in sede di allestimento dell’organico. Squadra palesemente più debole di quella che l’anno scorso, guidata da Moreno Longo, realizzò l’impresa di salvarsi con un turno d’anticipo: la Pro di Provedel, Bani, Luperto, Emmanuello, Palazzi, Bianchi, La Mantia… Come sempre, quando i risultati non arrivano a farne le spese è l’allenatore, secondo una spietata legge non scritta del calcio. Eppure, a mio parere, Grassadonia ha lavorato bene e non meritava affatto l’esonero. Ricordo perfettamente le difficoltà accusate in avvio di torneo, costate 3 sconfitte consecutive, ma ho in mente anche la squadra superba che tra le mura amiche del ʿPiolaʾ ha battuto in rimonta l’Empoli, oppure quella che ha costretto al pari il Venezia, uscendo dal ʿPenzoʾ con l’amaro in bocca per non aver ottenuto il bottino pieno. Una squadra che esprimeva un bel gioco, fluido e propositivo. Con trame corali e avvolgenti. Malgrado limiti strutturali macroscopici in ogni reparto. L’arrivo al capezzale delle bianche casacche di Atzori, tecnico reduce da stagioni poco felici, non mi convince affatto. Detto questo, sarebbe ingeneroso esprimere giudizi dopo sole due partite, peraltro entrambe perse, della nuova gestione. Ad ogni modo, in attesa di una svolta ʿtaumaturgicaʾ, lo spettro della retrocessione, purtroppo, aleggia minaccioso. Voto  4.5   

Salernitana: senza infamia e senza lode. Chiude un girone d’andata caratterizzato da alti e bassi. Avvio in sordina, poi i granata inanellano un filotto di 12 risultati utili consecutivi, a corollario anche di prestazioni convincenti, che consente loro di irrompere in zona play-off. Rocambolesco e galvanizzante il successo in rimonta nell’infuocato derby contro l’Avellino.  Quindi subentra una fase di appannamento, condita  da  1 punto in 3 partite, coincisa con infortuni seriali che hanno mutilato la rosa e praticamente ʿazzeratoʾ l’intero reparto difensivo. A pagare è Bollini, silurato e rimpiazzato da Colantuono. La musica, però, non cambia. Dopo l’illusorio blitz di Chiavari, la Salernitana subisce due eclatanti rovesci, entrambi per 3-0, in casa ad opera di un Foggia invischiato nella lotta per non retrocedere,  e a Palermo contro la capolista. In soldoni, una buona squadra. Forse sopravvalutata. Certamente non attrezzata per competere ai piani alti. Veleggiare a metà classifica è la logica conseguenza. Voto: 6

Spezia: dopo una partenza col freno a mano tirato chiude il girone d’andata in grande crescendo, affacciandosi in zona play-off. Squadra forte, ulteriormente potenziata in corso d’opera con gli arrivi di Gilardino e Ammari, ma ʿbipolareʾ: capace di raccogliere 23 punti tra le mura amiche del ʿPiccoʾ, autentico talismano, ma anche di collezionare sconfitte, figlie di approcci sbagliati, lontano dal fortino amico. Fino alla gara di Empoli, che ha registrato un’inversione di tendenza anche in trasferta. Il gioco no, invece, quello non è mai mancato: lo Spezia ha sempre esibito un calcio pulito e propositivo. Voto: 6.5

 Ternana: tra i mirabolanti proclami di inizio stagione (play-off subito, serie A in due anni)  e un campionato, finora, di ʿpiccolo cabotaggioʾ c’è un abisso. I continui slittamenti del closing societario hanno inevitabilmente sacrificato i tempi per l’allestimento dell’organico, che presenta lacune evidenti. Specie in difesa e davanti. Questa sessione di mercato sarà un banco di prova per saggiare le intenzioni della nuova proprietà. Che ora non ha più attenuanti. Detto questo, a mio avviso la Ternana produce il miglior calcio di tutta la serie B. Un calcio totale e moderno. Frizzante e arrembante. Bello a vedersi. Che ripudia il tatticismo dilagante. Esasperato. Bene Pochesci, personaggio petroliniano, ruspante, a volte sopra le righe. Di certo, un ottimo allenatore. Un plauso alla società, che non ha ceduto alla tentazione di cambiare guida tecnica. Voto: 6

Venezia:  prima parte di campionato condotta stabilmente nelle posizioni di testa. Squadra esperta, collaudata, compatta. Che concede pochissimo all’avversario, ma segna col contagocce. Dati suffragati dai numeri. Che premiano la difesa arancioneroverde (la terza del campionato), ma bocciano senz’appello l’attacco (il quarto meno prolifico della serie B). E proprio la scarsa vena realizzativa del comparto avanzato ha sinora tarpato le ali ai lagunari. Che hanno accusato un’evidente flessione nella parte finale dell’andata, raccogliendo solo 6 punti nelle ultime 7 partite e perdendo contatto dalla vetta. Voto: 6.5

Virtus Entella: avvio di stagione incerto e largamente al di sotto delle aspettative.  Che ha portato i liguri a trovarsi inopinatamente invischiati nelle acque limacciose della bassa classifica. Quanto mai provvido e opportuno l’avvicendamento in panchina: il ritorno di un tecnico esperto come Aglietti ha consentito alla squadra di ritrovare fiducia nei propri mezzi e risalire gradualmente la china. Voto 5.5