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Parma regina del mercato. Rifondazione Carpi: troppe incognite e poche certezze. Cesena, Rino Foschi e i mulini a vento

Parma regina del mercato. Rifondazione Carpi: troppe incognite e poche certezze. Cesena, Rino Foschi e i mulini a ventoTuttoB.com
© foto di Matteo Papini/Image Sport
domenica 30 luglio 2017, 19:00EDITORIALE
di Marco Lombardi

La settimana che volge al termine ci ha consegnato un Parma egemone sul mercato. Grande protagonista Daniele Faggiano, ds dei ducali, che ha definito gli arrivi di Insigne jr, Dezi, Di Gaudio e Gagliolo. Ma è l’acquisto della forte mezzala ex Perugia a rappresentare, finora, il fiore all’occhiello della campagna di rafforzamento degli emiliani. Quando tutti erano pronti a giurare sulla fumata bianca fra Dezi e il Bari, ecco materializzarsi il deus ex machina Faggiano, che in un colpo solo ha “scippato” il giocatore ai pugliesi, lasciato esterrefatti tanti esperti di mercato e sollevato un gran polverone.  Lungi da me voler passare per lo “sviolinatore” di turno (ho sempre aborrito la piaggeria dilagante), ma è doveroso riconoscere i meriti dell’ex ds di Trapani e Palermo. Faggiano, dunque, il garante di un progetto che punta ad emulare le gesta di Spal e Benevento, seguendone fedelmente il modus operandi: implementare l’organico della squadra senza stravolgere gli equilibri consolidati. Comprare solo per farlo sarebbe deleterio, ragion per cui la rosa è stata arricchita con elementi di qualità e di prospettiva. Il comparto degli esterni offensivi quello meno intelligibile: l’opulenza regna sovrana e D’Aversa avrà solo l’imbarazzo della scelta. Tra i nomi meno noti al grande pubblico, attenzione a Frediani, interessantissimo prodotto della nidiata del ’94 della Roma, prepotentemente rilanciatosi ad Ancona dopo un paio di stagioni in chiaroscuro. Manca ancora qualcosina a centrocampo (Eramo?) ed un alter ego di Calaiò, dopo il due di picche ricevuto dall’Entella per Caputo. Ma non c’è fretta. Di certo, il Parma non potrà partire a fari spenti: lo vieta la storia ed il blasone del club. Probabilmente i gialloblù non avranno l’assillo di dover vincere a tutti i costi, ma state certi che non lasceranno nulla di intentato per centrare subito la promozione in serie A. Il rischio che, dopo due campionati vinti e il ritorno nel calcio che conta, subentri una sorta di sindrome da appagamento è da escludere. Del resto, Spal e Benevento hanno aumentato a dismisura le aspettative sulle neopromosse, mai come quest’anno agguerrite ed ambiziose. Che anche definirle semplici “matricole” sarebbe riduttivo. 

La leggendaria epopea degli “immortali” è solo un ricordo: a Carpi soffia forte il vento del cambiamento. E poco importa se non si vuole far passare il messaggio che la società intende smembrare la squadra, perché lo smembramento è in atto. Senza voler fare l’esegesi delle intenzioni del club emiliano, resta il dato, inoppugnabile, che alla spicciolata sono partiti quasi tutti i pezzi pregiati della rosa (Lasagna a parte, Belec, Letizia, Romagnoli, Di Gaudio e Gagliolo). E altri (Bianco? Fedele?) sembrano in procinto di accasarsi altrove… La realtà è che, volenti o nolenti, occorre serenamente prendere atto della fine di un ciclo. La certezza è quella di ripartire da una società seria, solida, e da un ambiente “ovattato”, che permette di lavorare al riparo da pressioni e condizionamenti. Per converso, sono tante le incognite. A partire dalla scelta (coraggiosa, ma anche rischiosa) di affidarsi contestualmente ad un tecnico ed un ds neofiti della categoria. Forse un equo bilanciamento tra i ruoli, affiancando ad un tecnico emergente un ds esperto, o viceversa, sarebbe stato preferibile… E poi un’infornata di giovani di belle speranze prelevati dalle serie minori o dalla Primavera del Napoli (con la benedizione dell’ex ds Giuntoli), l’impatto dei quali con la cadetteria è tutto da decifrare. Puntellare l’organico con qualche elemento di categoria è indispensabile: la società ne è consapevole e sta lavorando alacremente. Ad ogni modo, dovrà essere bravo mister Calabro ad assemblare un gruppo profondamente rivoluzionato rispetto alla passata stagione e a trovare la chimica di squadra in tempi rapidi. Perché quest’anno il Pisa e il Latina non ci saranno più…  

Vive una fase di impasse il mercato del Cesena. Non basta disporre di un eccellente ds allorquando molte delle di lui brillanti intuizioni finiscono inesorabilmente per frantumarsi contro una situazione debitoria soffocante, che impedisce al Cesena di competere ad armi pari con gli altri club (una sorta di lotta contro i mulini a vento) al fine di soddisfare le richieste dei giocatori e dei loro procuratori, sempre più padroni incontrastati del mercato e delle sue dinamiche. Emmanuello e Radunovic i casi più eclatanti. Grazie ai buoni uffici del ds Foschi, i romagnoli raggiungono presto un’intesa di massima con l’Atalanta (detentrice dei cartellini del centrocampista ex Pro Vercelli e del portiere serbo), ma le complicazioni sono dietro l’angolo e diventano insormontabili nel momento in cui si deve trattare coi rispettivi procuratori. I tempi si dilatano, le negoziazioni si fanno vieppiù febbrili ed estenuanti, tanto da assumere i contorni di stucchevoli telenovele, e la concorrenza ingrossa progressivamente le fila, finendo per “sabotare” entrambi gli affari. Il resto è storia recente: Emmanuello passa al Perugia, la cui offerta era impareggiabile per il Cesena, mentre Radunovic andrà a Salerno. E per chi ha portato in Italia un certo Edinson Cavani, incassare queste battute d’arresto deve essere piuttosto demoralizzante... Malgrado tutto, pur tra mille difficoltà, il mercato del club bianconero prosegue. La squadra è tuttora un cantiere aperto: l’attacco, sulla carta, l’anello debole, mentre la difesa, orfana del “califfo” Capelli, è altresì sguarnita di alternative di comprovata affidabilità per la batteria degli esterni. Situazione fluida anche a centrocampo, dove Crimi e Kone non sono certi di restare. Già “impacchettato” Tabanelli verso Padova. Da risolvere poi il delicato nodo portiere, per non correre il rischio di ripetere il flop Agazzi dell’anno scorso. Ciò detto, sarebbe prematuro ed ingeneroso esprimere giudizi netti quando manca più di un mese alla fine del mercato e c’è tutto il tempo per sistemare la rosa, certo è che la mole di lavoro che attende Rino Foschi è davvero enorme…