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B "grandi firme": c'è anche il Parma. Mosaico delle panchine, non è un "paese" per vecchi: tante, troppe, scommesse...

B "grandi firme": c'è anche il Parma. Mosaico delle panchine, non è un "paese" per vecchi: tante, troppe, scommesse...TuttoB.com
© foto di Matteo Papini/Image Sport
lunedì 19 giugno 2017, 08:30EDITORIALE
di Marco Lombardi

Il Parma di Roberto D’Aversa è l’ultima squadra che andrà a comporre il quadro della serie B 2017-2018. Nella finalissima play-off di Lega Pro, disputata sul neutro di Firenze, i ducali, sempre sul pezzo e cinici, hanno liquidato un’Alessandria crepuscolare, autolesionista, eterna incompiuta, che può recriminare per aver gettato alle ortiche una stagione a lungo dominata. Non intendo poi indugiare sul format, tanto assurdo e cervellotico quanto massacrante, di questa biblica maratona degli spareggi promozione, preferendo stendere un velo pietoso. Ma questo è un altro discorso… Ora è il momento di tributare il dovuto riconoscimento ad una società, quella emiliana, che ha saputo rinascere velocemente dalle ceneri di un fallimento che aveva lasciato sgomenti. Un po’ come la leggendaria fenice. E se qualche irriducibile ancora aveva dubbi, la promozione del Parma consente di suffragare, con ragionevole certezza, la convinzione che la prossima serie B sarà una sorta di A2: un campionato che si annuncia decisamente più difficile e livellato del solito, con tante piazze storiche e blasonate che, forti di società ben strutturate ed economicamente floride, si riaffacciano alla ribalta del calcio che conta nutrendo legittime e malcelate ambizioni. 

 

In attesa del closing societario a Palermo, il mosaico delle panchine della serie B è praticamente completo. Ciò che balza immediatamente agli occhi è che la prossima stagione vedrà ai nastri di partenza una “pletora” di giovanissimi tecnici emergenti, neofiti della categoria: Grosso a Bari, Gallo a La Spezia, Giunti a Perugia, Calabro a Carpi, Grassadonia a Vercelli… Soluzioni certamente ponderate e rispettabili, ma nondimeno rischiose, proprio in virtù dei motivi poc’anzi addotti. Per converso, spiace constatare che tecnici esperti e preparati quali Di Carlo, Castori, Drago, Breda, tanto per citarne alcuni, sono rimasti a piedi. Mentre altri, ben introdotti negli ambienti giusti, magari sponsorizzati da qualche influente “maneggione”, riescono puntualmente ad accasarsi. E la mia è un'amara considerazione in senso lato, non necessariamente riferita alla serie B... Che dire poi di Liverani!? Distintosi per aver compiuto un’impresa titanica, ereditando una squadra derelitta e trascinandola ad una salvezza in pompa magna, l’ex centrocampista della Lazio è stato gentilmente accompagnato alla porta dalla nuova proprietà entrante. Ma qui entreremmo in un terreno delicato che investe il merito, questo sconosciuto… Nel frattempo proliferano, tediosi  e pallosi, annunci roboanti e proclami mirabolanti, e tanti sono i tecnici, specie tra i più giovani, ma anche no, i quali, ringalluzziti, secondo una prassi stantia ed inflazionata si riempiono la bocca con frasi ad effetto, del tipo: “Giocheremo sempre per vincere”, “Faremo divertire i nostri tifosi”… Salvo poi fare frettolosamente marcia indietro alle prime avvisaglie di difficoltà, rispolverando un calcio sobrio e minimalista o addirittura sdoganando il tanto vituperato “catenaccio”. Lungi da me voler vestire i panni della Cassandra, ma resto convinto che qualche club non tarderà a correre ai ripari restaurando l’”ancien regime”, affidandosi cioè all’esperienza ed al pragmatismo dei soliti marpioni per salvare la stagione. L’esempio di Gigi Cagni, profeta in patria a Brescia, calza a pennello.  

   

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