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ESCLUSIVA TB - Cosenza, Pascali si racconta: "Cosa succede dopo la promozione, il ritorno a Cittadella e un nuovo hashtag"TuttoB.com
© foto di Giuseppe Scialla
mercoledì 12 settembre 2018, 20:00LE INTERVISTE DI TB
di Nicole Gomena

ESCLUSIVA TB - Cosenza, Pascali si racconta: "Cosa succede dopo la promozione, il ritorno a Cittadella e un nuovo hashtag"

Cosenza, settembre 2017. Soltanto un anno fa Pascali ripartiva dal Girone C della Lega Pro, lontano da casa, dalla “sua” Cittadella e da quel gruppo che lui stesso aveva ribattezzato “Visionari” e che si fondava su coesione della squadra e duro lavoro accompagnato da scherzi e risate, “elementi fondamentali per ottenere grandi risultati e credere sempre in qualcosa in più senza accontentarsi di ciò che già si è guadagnato”, ci spiega. Mentalità efficace anche coi "Lupi" vista l’inaspettata quanto meritata promozione in B, ma adesso come si mantiene la categoria? “Paska” ce lo ha raccontato insieme alle sue emozioni a partire dagli ostacoli della scorsa stagione fino ai giorni che precedono il suo ritorno da ex al Tombolato, senza dimenticare la creazione di un nuovo hashtag a tinte rossoblù.

Cosa spinge un giocatore di 37 anni a guidare una squadra verso una promozione in B dopo una stagione di tanti ostacoli?

“Parte tutto dalla delusione ricevuta con l’esclusione dal progetto Cittadella e la mia consapevolezza di avere ancora tanto da dare. Ho fatto un passo indietro per prendere la rincorsa e sorprendere tutti ancora una volta. E dire che la stagione era cominciata nel peggiore dei modi tra contestazioni e l’esonero del Mister, ma passione e lavoro hanno premiato e senza che ce lo aspettassimo ne è uscito un anno fantastico, di quelli che in carriera mi hanno insegnato di più”.

Nei momenti bui, hai mai pensato di cambiare maglia o di aver fatto la scelta sbagliata?

“Nei momenti duri ho sfruttato gli insegnamenti ricevuti da Mister come Venturato: nella bufera si può cogliere un’opportunità di crescita, di una sfida a cui ho reagito abbassando la testa e lavorando con la determinazione di volerla vincere. Se avessi lasciato a metà stagione non mi sarei mai perdonato di aver mollato la squadra da perdente. Durante una contestazione ho avuto un diverbio con un gruppo di tifosi: gli ho promesso che se avessi deluso, sarei stato il primo a metterci la faccia, ma che prima di giungere a conclusioni avrebbero dovuto darci tempo. Alla fine è andata bene, ma se ho una certezza è che il lavoro paga, così mi godo la B a 37 anni”.

Al duro lavoro hai abbinato la leggerezza che ti contraddistingue e gli scherzi allo spogliatoio insieme a Mendicino e D’Orazio erano ormai una costante. Quanto l’alleggerimento delle pressioni ha contribuito alla promozione?

“Vivo 365 giorni l’anno col sorriso, in questo modo si fa molta meno fatica ad affrontare qualunque situazione, i bambini ad esempio giocano ore e ore a calcio non tanto per una questione di condizione fisica quanto più perché si divertono. Nei momenti difficili poi, alleggerire l’atmosfera e guardare i lati positivi è fondamentale per rialzarsi: da qui gli scherzi, come ad esempio attaccare i tacchetti sotto a una scarpa brutta di un compagno, un pretesto anche per unire. Chi la considera una forma di superficialità sbaglia e spesso non ha modo di vedere il sacrificio al di là della leggerezza morale, in campo poi quando c’è da pedalare si pedala”.

Non sembra tu abbia alcuna intenzione di smettere, ma tra qualche anno ti vedresti nei panni di allenatore?

“È difficile ma mi piacerebbe, ho passione, voglia, poi starei in campo anche sette ore. Crescendo ho cominciato a vedere il calcio in maniera diversa: penso meno a me stesso e più al gruppo, alla sua serenità generale e alle caratteristiche dei singoli: forse anche per questo mi piace prendere colpe e responsabilità di chi le gestisce con maggiore difficoltà, li alleggerisco e le so affrontare”.

Per ora come te la cavi come fantallenatore? Gira voce di un fantacalcio perso lo scorso anno. Su chi punti in A e chi compreresti in B?

“Anche i migliori falliscono a volte, che ti devo dire? Intanto ho fatto crescere giovani che ora vanno alla grande come Defrel, preso un anno in anticipo. Quest’anno rinnovo la fiducia al Papu Gomez, alla new entry Kouamé e ai classici Berardi e Luis Alberto. Ronaldo? Troppo scontato! In B invece comprerei tutto il Cosenza puntando su Mungo, D’Orazio e Corsi che anche se non più giovanissimi possono essere le grandi sorprese del campionato”.

Hai già citato “chi”, ma su cosa deve puntare invece il Cosenza per mantenere la categoria?

“Dobbiamo avere la fame e la voglia di non accontentarci ponendoci sempre nuovi obiettivi, di fare fatica come durante gli ultimi mesi dello scorso campionato e scordarci il timore reverenziale nei confronti dei nuovi avversari. Intanto contro l’Ascoli siamo partiti col piede giusto se escludiamo il gol subito al 95’”.

Prossimo step: il ritorno a Cittadella. Come sarà riviverla in campo e fuori?

“Per la prima volta torno da ex dato che non ho più incontrato le altre squadre in cui ho giocato, quindi sarà davvero emozionante e non vedo l’ora di rivedere tutti, magari anche per fare uno sgambetto! Lì ho vissuto due anni fantastici tra il ritorno in B, il mantenimento della categoria, i forti legami che si sono creati. Chi temo in campo? Schenetti, ormai uno dei più forti in B, Iori, gli attaccanti e la loro solidità e consapevolezza: grazie a DS e Mister giocano allo stesso modo da quattro anni trovando sempre nuovi innesti che si integrano alla perfezione. È un vantaggio che li porterà lontano, hanno capito cosa serve per fare il salto definitivo”.

Se al Citta hai inventato i #Visionari a Cosenza c’è un nuovo hashtag da lanciare?

“Ho avuto le giuste spalle nella creazione dei Visionari, il nuovo hashtag del Cosenza però è #RINTRONARI, una fusione tra Visionari, perché la filosofia di base è sempre quella, e Rintronati perché capita che Braglia, da vero toscano, dia appellativi e se in allenamento facciamo qualche erroraccio ecco che parte un ‘rintronato!’. Appellativo che abbiamo anche adattato a canzoni come ‘Imbranato’ di Tiziano Ferro, titolo variato naturalmente in ‘Rintronato’”.

Come ultima domanda non posso non chiederti come stia il nostro calcio. Anche alla luce dell’esperienza in Scozia, ti sentiresti di consigliare a un giovane un’esperienza all’estero?

“Sì, a prescindere dalla carriera calcistica. Viaggiare in generale ti apre mente e orizzonti, ti permette di guardare la vita da punti di vista diversi facendoti accorgere, al ritorno, dei pregi e dei difetti del paese che hai lasciato. Al mio ritorno dalla Scozia mi sono reso conto che è inutile puntare il dito contro gli altri perché siamo i primi che dobbiamo far sì che le cose cambino partendo da noi stessi. Tante piccole cose sommate poi, porteranno a grandi traguardi. Intanto in questo sistema in crisi propongo regole precise da rispettare e certezza della pena”.