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ESCLUSIVA TB - Sergio Mari: lo sport che ispira l'arte

ESCLUSIVA TB - Sergio Mari: lo sport che ispira l'arteTuttoB.com
© foto di Federico Gaetano
venerdì 8 gennaio 2016, 18:50LE INTERVISTE DI TB
di Marco Scano

TuttoB ha incontrato l'ex calciatore Sergio Mari per una interessante chiacchierata sul mondo del calcio e non solo. 

Sergio Mari, la sua avventura nel mondo del calcio è durata poco, ma forse comunque troppo per lei... 

La mia avventura nel mondo del calcio è durata il tempo di una partita lunga 15 anni, ed è la durata giusta; ho ritenuto assentarmi per sempre da questo mondo perché mi ero già preso la parte migliore: il sogno, i viaggi, il crescere come uomo, la gente che mi ha voluto bene (quando mi ha voluto bene). Cosa avrei dovuto aspettarmi più? La ceretta dei calciatori o bevande drogate e miracolose? Donne più belle, ma incapaci di stare accanto a uomini che hanno grosse responsabilità? O alimentare il mio ingaggio scommettendo contro la mia squadra? Non voglio generalizzare, non si deve fare mai, ma anche abbandonando queste tematiche negative ne avrei trovate delle altre: società che falliscono e che non pagano, stare alle direttive di un capo ultrà (con licenzia media?), ecc. 

Cosa pensa della violenza intorno e dentro i campi da calcio

E’ stata uno delle cause della mia fuga da questo mondo. Non l’ho mai sopportata, per la verità non ho sopportato neanche tutta l’edulcorazione che si costruisce intorno al giocatore-mito: pubblicità, attenzioni minuziose, privilegi enormi, strade aperte in tutto e polizia che ti scorta come se tu fossi il Presidente della Repubblica; ma la violenza esasperata da cui siamo circondati nel mondo del calcio è uno sporcare quegli ideali profondi che rendono lo sport quello che è. La mia carriera, che considero modesta (due campionati di B e poi tutti in C), mi ha permesso comunque di crescere come uomo, come atleta: ho esplorato la mia personalità nei meandri più reconditi; mi ha insegnato a rispettare l’avversario perché nella vita si perde e si vince, e non sempre, poi, chi ne esce sconfitto è solo un perdente (come vogliono farci credere). Cosa c’entra la violenza sugli spalti con quello che accade in campo? Nulla. Un completo scollamento tra il pensiero dei tifosi (li dobbiamo menare tutti perché… perché dobbiamo menare e basta), e quello dei ventidue in campo che cercano di vincere la loro gara col sudore sulla maglia. 

Come nasce, invece, la violenza in campo

Dalle tensioni che devi masticare durante la settimana; tensione alimentata da giornali, dalle Tv e da pseudo tifosi che sparlano nelle trasmissioni. Quell’impronta Popolare propria del calcio, concetto bellissimo, che dovrebbe portare al solo confronto genuino con gli altri, con i tifosi avversari, si è trasformato in "Noi siamo i meglio, ho ragione io e basta! …azzo mi frega del gioco e della partita, basta che vinciamo".

Cos’è quella violenza che ruota intorno ai campi di calcio, prima e dopo le partite? 

Frustrazioni, solo frustrazioni incontrollabili da chi non è riuscito a crearsi alternative culturali, sentimentali, sociali e spirituali. Il discorso qui, deve per forza essere ampliato e fare cenno sulle responsabilità dei modelli culturali tramandati dai mass media e non solo; modelli di infima profondità. Se Tv e giornali spesso sono alla mercé del denaro e quindi dell’audience, delle pubblicità da catturare (e ci riescono solo se scrivono quello che il popolo vuole leggere, senza un rovescio positivo della medaglia che pure c’è ed esiste), è anche vero che è la Società tutta ad avere falle enormi in questo senso. Pensiamo alle quattro figure fondamentali per un bambino nella sua crescita: genitori, maestro, prete, allenatore. Vuoi che parli del degrado raggiunto da queste personalità? Sempre cercando di non generalizzare, dopotutto qualcuno di buono ci sarà in questo caos, ma io mamme e papà di bambini di scuola calcio aggrappati alla rete per incitare (?) i propri figli li ho visti e ho visto anche quelli urlare contro gli avversari (bambini altrettanto come i loro figli). Io professori scoglionati ne ho visti e sentiti (ma se non hai voglia di fare il professore, ma togliti dalle scatole!). Il professore che deve essere il – limpido, il retto, il paziente, è quello che invece, tra doppi lavori e strafottenza per la gioventù, è lontano dal mondo dei ragazzi (Non generalizziamo, però!). Chi c’è più, chi ho menzionato? Ah, ecco, il prete;  l’uomo di chiesa che ancora che parla al suo popolo (ha capito che è cambiato il suo popolo?), che parla, dicevo, di grazia ricevuta, di carità cristiana, di spirito santo, spirito divino; un linguaggio obsoleto che anche s. Francesco si addormenterebbe a seguirlo. Un Verbo completamente scollegato dalle esigenze uditorie dei giovani d’oggi (ometto tutti i loro peccati in merito al loro torpore sessuale ed economico). L’istruttore-allenatore infine, operaio; eccolo il mago, quello che fa i miracoli, che vince coi i suoi ragazzini. E’ lui il nuovo profeta con i suoi campioni (no, campioncini, no, proprio, campioni).

Ma la vita va così, si dice. Bene, troviamo le alternative. Io le ho trovate. Sono un uomo fortunato. Ho passato 15 anni per campi di pallone e ho approfittato di questo tempo per leggere, leggere e ancora leggere. Poi scorgere, rubare immagini, bei luoghi, conoscere persone dolci che, pur innamorate del pallone, lo erano prima di tutto della vita.

Cosa succede se i presunti "modelli", sono modelli negativi? 

Lo sappiamo che i modelli dell’immagine sono modelli negativi per lo più e anche in questo caso io calcherei la mano su quelli positivi. Nella mia vita, per esempio, avrò conosciuto tra compagni e avversari migliaia di ragazzi; bene, quelli davvero da evitare saranno stati 3-4, massimo 5, mentre quelli con cui ho condiviso il sapore della vita, i sogni, la crescita, i drammi che avevano alle spalle, le loro idee sane, sono la maggioranza.

Tu prova a pensare a un Federer che è riuscito a guadagnarsi qualche spazio sui giornali con la sua beneficenza e che avrebbe guadagnato pagine di enciclopedie intere giornalistiche se esce con una nuova bella di turno (mi pare che da questo punto di vista è serio, e meno male).

E diamoci una botta in più a quelli che fanno cose importanti, cose da esempio per i giovani. E dai che ce la possiamo fare.

Per come vede oggi il mondo del calcio, è possibile che tra i calciatori di oggi ci sia uno scrittore del domani

Con questa domanda entriamo nel mio campo, non perché io mi senta già uno scrittore affermato; no, per il semplice fatto che i Paolo Sollier, gli Ezio Vendrame, i Socrates, i Valdano, me li sono studiati. E dai mettiamoci anche il Sergio Mari che ne ho bisogno.

Non potevo esimermi, dopo 15 anni di calcio, dal dare un messaggio ai ragazzi. Bene, ho scelto di farlo con i miei libri. Il primo, "Quando la palla usciva fuori", è una raccolta di racconti, carezze a gente che s’è persa con e dentro il calcio; personaggi noti e non. Con il secondo, "Sei l’odore del borotalco", invito tutti a frenare. Il pallone ti porta via dalla vita, correre sempre poi alla lunga ti fa perdere e disperdere cose importanti; e allora, tacchetti alti sotto le scarpette, e frenare!

In una partita della serie cadetta un giocatore è stato inseguito dagli avversari e spintonato dal guardalinee, oltre ad essere espulso dall'arbitro. Tutto questo per aver esultato per un proprio gol. È normale?

So a quale episodio ti riferisci, sono di Salerno e le immagini delle Tv sono penetrate, purtroppo, anche a casa mia. Dico subito che quel rispetto che il giocatore deve tenere per i propri ex tifosi in caso di sua marcatura (e non è questo il caso di Salernitana-Cagliari), non lo capisco. Certo neanche l’euforia-sfottò, ma perché togliere la gioia, la caramella al gol fatto. Che poi senza gol, ma che partita sarebbe (anche qui, però, la penso un pò diversamente dagli altri), e allora cosa ci vuole ad applaudire il proprio ex beniamino? Idealista io? Certo, molto direi. Nel calcio non c’è spazio per gli ideali. Me ne vado allora. L’ho fatto.

A 33 anni, e con gli allenamenti fatti seriamente durante la mia carriera potevo giocare fino a 45, ho deciso di uscirne da quel mondo provando a ripetermi, con le stesse soddisfazioni, con una galleria d’arte (voto 6. Vivere d’arte a Salerno è stata dura, ma pure qualche campionato l’ho vinto). Nel commercio non trovavo gli ideali (Uà, ero proprio un deficiente a crederci) consoni alla mia personalità? Ho mollato tutto, cornici e tele, video arte e Transavanguardia e mi sono dedicato alla scrittura e al teatro; e poi alle danze popolari e poi sentite! Sì, sentite! Oggi ai burattini.

Gli ideali li ho sempre trovati nella cultura e nell’arte. Ho due figli, una moglie, una cagnolina bellissima e tanta gente che mi stima. Ideali tutti raggiunti.

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