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Danilo Pagni: "Conte e Tavecchio miglioreranno il calcio italiano. Vi racconto un po' di aneddoti su Campedelli, Romulo e Lotito..."

Danilo Pagni: "Conte e Tavecchio miglioreranno il calcio italiano. Vi racconto un po' di aneddoti su Campedelli, Romulo e Lotito..."TuttoB.com
© foto di Sarah Furnari/TuttoLegaPro.com
venerdì 15 agosto 2014, 20:00Flash news
di Nicolo Schira
fonte Tmw

"Carlo Tavecchio ha dimostrato coi fatti di saper rappresentare il calcio dilettantistico portandolo a grandi livelli. Ha gestito un numero immenso di club creando una Lega forte che oggi è un vero e proprio fiore all'occhiello. Ha impostato il proprio lavoro su quattro direttrici essenziali: ordine, disciplina, organizzazione e serietà". Danilo Pagni, già direttore generale di Vittoria, Gallipoli, Sorrento, Taranto e Salerno Calcio, nonché ex collaboratore per due anni dell'area tecnica del Chievo, promuove a pieni voti l'elezione di Tavecchio a nuovo presidente federale e, nello stesso tempo, anche la nomina di Antonio Conte come neo ct della Nazionale italiana. "Conte è un asso ed è molto migliorato negli ultimi anni - chiarisce Pagni -. Potrà dare quella svolta tanto attesa. Giusto che sia responsabilizzato anche con funzioni di coordinatore delle selezioni giovanili. Lo confesso: diverse scelte di Prandelli non mi hanno convinto, già prima dei Mondiali. Anche a livello gestionale. Ho trovato in esse diverse contraddizioni. Conte è l'uomo giusto per un rilancio generale di questo sistema. Ho molta fiducia in lui perché si può aprire davvero un ciclo positivo. Quando ero al Chievo dovevo studiare le formazioni italiane Under 19, 20 e 21. Ma mi sono reso conto che la Germania è molto più avanti di noi, per ordine, disciplina e meritocrazia".

Fatto sta che la figura di Tavecchio, lontana dall'essere unificante, ha creato una spaccatura non indifferente tra i club di A nonché col mondo arbitrale.

"Ognuno fa i propri interessi. In Italia purtroppo è così: si è abituati a criticare tutto e tutti senza mai entrare nel merito delle questioni".

Ce ne illustri qualcuna.

"Intanto dobbiamo allinearci ai livelli del calcio europeo e ne siamo ancora lontani. Dovremmo abbassare l'età media dei calciatori e rivedere il sistema delle tassazioni. E poi bisogna migliorare gli stadi, siamo indietro anche in questo. Infine, è necessario fare delle selezioni anche tra i dirigenti con corsi costanti di aggiornamento. Chi fa calcio deve studiare e prepararsi. Io faccio tanti workshop con Roi Italia ed ho scritto un vademecum dell'osservatore chiarendo proprio questi concetti che per me sono basilari. Invece l'Italia non è un paese meritocratico. Si scelgono le persone non in base al loro curriculum ma per via relazionale. La stessa mancata tutela delle figure dei direttori sportivi tra i dilettanti è una palese contraddizione che fa parte di questo sistema".

Lei è notoriamente favorevole alla Lega Pro unica a tre gironi. Ma è d'accordo con la scelta, nell'ambito dei ripescaggi, di privilegiare l'aspetto infrastrutturale rispetto a quello dei meriti sportivi acquisiti sul campo? Ne sono state penalizzate squadre come Delta Porto Tolle o Arzanese e la stessa LND non ha potuto fornire nessuna compagine...

"Io dico che l'importante da oggi sarà definire criteri chiari ed inequivocabili, in modo che un domani nessuno potrà lamentare la lesione di qualche diritto. In genere sono del parere che una società che non ha strutture non ha neanche futuro. Col Gallipoli siamo diventati grandi, col club che è partito dall'Eccellenza arrivando in B. Anche quando ero a Sorrento si parlava continuamente del progetto stadio, rimasto poi solo sulla carta. E' giusto che prevalgano criteri improntati sugli impianti e sui bacini di utenza. Le società devono attrezzarsi prima, sebbene questo aspetto non dipenda solo da loro, ma anche dalle amministrazioni comunali. Una volta tutti erano sfavorevoli al manto sintetico, oggi è una risorsa che viene sfruttata anche in Europa. Come lei ha detto, sono favorevole alla nuova Lega Pro. La riduzione dei club comporta che solo chi ha risorse economiche adeguate può fare calcio. E' stato fatto un buon lavoro che ha messo le proprietà nelle condizioni di accedere a importanti entrate economiche con la Legge Melandri o le partite in streaming".

E' d'accordo con la scelta di Macalli di provvedere ancora alla divisione orizzontale dei gironi?

"Certamente sì perché io preferisco i derby e le partite importanti, a meno che non ci siano situazioni davvero ingestibili sotto l'aspetto dell'ordine pubblico. Io stimo moltissimo il Ministro dell'Interno Angelino Alfano, so che è un grande appassionato di calcio e che segue sempre il suo Akragas con affetto. Ma non siamo ancora pronti per un calcio senza barriere. E non possiamo nello stesso tempo privare i tifosi ospiti di assistere a quelle partite da loro più sentite. Sarebbe una sconfitta del calcio. Anzi, non sarebbe calcio. Ogni gara di questo livello deve avere la cornice di pubblico che merita. Come sarebbe immaginabile non vedere i tifosi della Reggina presenti a Cosenza o quelli della Juve Stabia a Torre Annunziata? Anche la stessa ipotesi del Daspo collettivo è un'arma a doppio taglio, non mi convince".

Serie B: sarebbe stato preferibile anticipare la riforma Abodi fermandosi a 21 squadre, o la scelta del ripescaggio le sembra la migliore?

"Anche qui bisognerà mettere dei paletti per fare in modo che in futuro non ci sia bagarre e non si producano equivoci. Oggi sono d'accordo col ripescaggio".

Il prossimo presidente della LND che miglioramenti potrà apportare?

"Io stimo molto Mandelli, De Angelis e Barbiero. Sono tre personaggi di grande spessore umano e calcistico. Riappropriarsi del semiprofessionismo sarebbe l'optimum. Io conservo ancora i contratti stipulati come semiprofessionista da papà allenatore. Lui poi è stato anche attaccante del Livorno negli anni '50".

Lei fu uno dei primi a credere in Romulo quando era una giovane promessa del Cruzeiro. Ora è alla Juventus...

"Per lui pronosticai all'epoca un grande futuro e così è andata, tanto che è stato molto vicino a partecipare ai Mondiali. Alla Fiorentina ha fatto l'attaccante esterno e poi Mandorlini l'ha utilizzato come interno. E' ormai un giocatore di prima fascia, completo, così come Immobile che con l'allora presidente del Sorrento, Castellano, abbiamo elevato a grandi livelli. E anche l'esplosione di Immobile mi inorgoglisce".

Un aggettivo per ogni presidente con cui ha lavorato.

"Campedelli, Chievo: il signore dei signori. Di Dieco, Castrovillari: geniale. Col minimo sforzo ha ottenuto il massimo risultato. Ripoli, Matera: serio e tifoso. Dezio, Vittoria: vulcanico e concreto. Castellano e Gambardella, Sorrento: il primo uomo di calcio, il secondo puntuale e preciso. Barba, Gallipoli: amico e trascinatore. Blasi, Taranto: innamorato del calcio e perspicace. Uno dei pochi che ha chiuso col segno +. Lotito e Mezzaroma, Salerno Calcio: il primo travolgente e arguto, il secondo pacato e concreto. Li ringrazio comunque tutti perché sono stati importanti nel mio percorso di crescita consentendomi di fare grandi esperienze".

Come prosegue la sua attività in ROI Italia?

"Abbiamo più di 1000 iscritti grazie all'impegno della famiglia Sassano e alla collaborazione di Enrico Maria Amore. Sono molto contento di far parte di questa grande famiglia e ad ottobre è previsto un altro workshop a Firenze. Ho scritto il primo vademecum dell'osservatore, una idea nata quasi per gioco. E sono rimasto stupito dalle richieste di acquisto del manuale. Un motivo per me di grande soddisfazione".

Capitolo Arezzo: pochi giorni fa è arrivato un addio improvviso. Lei resta comunque legato agli amaranto fino a luglio del 2016. Eppure si è giunti ad una controversia che coinvolgerà addirittura due noti avvocati che hanno partecipato ai processi Andreotti ed Ustica, e che la assisteranno in questa battaglia legale. Ma cosa è successo per arrivare a tanto?

"In questo momento preferirei non fare commenti. Di questa questione si stanno occupando, appunto, i miei due legali, Alessandro Benedetti e Luigi Di Martino, avvocati del Foro di Roma. Sono amici nonché grandi professionisti. Ho dato loro pieno mandato per chiarire ogni aspetto di questa vicenda nelle sedi competenti".

E il suo rapporto con la piazza, seppur breve, come è stato?

"Mi spiace non aver potuto raccontare ai tifosi, ma solo per ora, tutta la verità su questa faccenda. Ma quella aretina resta una grande tifoseria, persino migliore di come me la avevano presentata. E infatti oggi mi danno man forte le attestazioni di stima e di amore di tantissimi tifosi. E' una piazza che merita il meglio".

Ma a suo avviso che campionato potrà fare l'Arezzo? E ritiene che Capuano sia il timoniere giusto?

"All'Arezzo auguro di raggiungere ogni successo sportivo. Tuttavia sarà molto dura perché il suo girone, con i raggruppamenti H e I, è quello più competitivo. La squadra è talmente forte che non si capisce bene chi sono gli under e chi gli esperti. Ma per vincere servono coesione e unità di intenti tra tutte le componenti, non basta solo una società forte. Per quanto riguarda Capuano, anche qui non commento. Ci saranno tempi e modi per parlarne. Tuttavia per prevalere in serie D è necessario un allenatore che sappia valorizzare tutte le risorse umane e tecniche a disposizione. E' questa la figura che fa la differenza".

Un po' come Morgia a Pistoia?

"Proprio così, come lui".

Il suo futuro?

"Se quando ero ad Arezzo le mie motivazioni erano fortissime, ora sono infinite ed inesauribili. Sono già al lavoro e continuerò ad aggiornarmi ed a girare i campi. Ancora più forte ed entusiasta di prima".